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Il Parco Paranoico

C18, Pure Italian Gems

Mik Brigante Sanseverino Dicembre 17, 2018 Dischi Nessun commento su C18, Pure Italian Gems

“C18 Pure Italian Gems” è una raccolta di canzoni – una playlist, come ci piace chiamarle oggi – caratterizzata, oltre che dalla sua astratta forma virtuale costituita dal flusso di bit che codificano i file in formato MP3 o FLAC, anche da una propria e reale fisicità: una musicassetta in doppia colorazione rosso/bianco, acquistabile al modico costo di 5 euro, oppure scaricabile gratuitamente tramite Bandcamp (https://ladysometimes.bandcamp.com/album/compilation-c18-pure-italian-gems).

La compilation della Lady Sometimes Records ci permette di fare una riflessione su una tecnologia che è oggi predominante, quella dello streaming, sia di contenuti audio – con Spotify e piattaforme simili – che video – con Netflix e proposte analoghe. Nonostante l’ampia disponibilità di contenuti usufruibili, ciò non ci rende né più autonomi nelle nostre scelte, né più consapevoli di ciò che viene prodotto nel mondo. La questione è che la gran parte degli utenti/ascoltatori non utilizza la piattaforma per estendere la propria conoscenza e la propria collezione di album e band, ma ne fa un uso passivo, come se si trattasse di una semplice radio, più o meno commerciale. L’ascoltatore si limita a sintonizzarsi sulle playlist che gli algoritmi della piattaforma in oggetto costruiscono, ad hoc, per lui.

Un primo effetto negativo, a breve termine, di questo approccio così chiuso è che, alla fine, vengono favorite sempre le solite band, quelle già famose e mainstream; saranno solo questi artisti a guadagnarci, perché, purtroppo, per avere un riscontro economico davvero significativo è indispensabile,  – visto che le inique regole del mercato neoliberista banalizzano l’arte e la musica a un mero prodotto industriale – avere milioni di ascolti. Tutto ciò fa sì che le band emergenti restino, perennemente, ai margini di questo sistema, senza riuscire a raggiungere né il grande pubblico, né la gratificazione economica. Il secondo effetto negativo, a medio e lungo termine, è che, a causa dell’atteggiamento dei fruitori delle varie piattaforme di streaming, sia i produttori, che gli artisti, cercheranno, per quanto possibile, di rientrare nelle logiche degli algoritmi della piattaforma e ciò tenderà ad imporre un processo di omologazione della musica a livello globale, perché solo in tal modo, cioè solo riuscendo ad entrare in una radio o in una playlist tematica, gli artisti emergenti potrebbero riuscire ad arrivare al grande pubblico, a patto che il tutto non si riduca tutta ai 15 minuti di celebrità – o in tal caso ai 3, 4 minuti odierni – profetizzati da Andy Warhol.

“C18”, quindi, non è solo un oggetto vintage ritornato improvvisamente e recentemente di moda, non è solo una cassetta di plastica colorata, ma rappresenta il tentativo di respingere questo processo di omologazione globalizzato e risvegliare lo spirito critico delle persone; la capacità di esprimere le proprie scelte, aldilà dei suggerimenti predefiniti di un algoritmo informatico, che, per quanto possa essere complesso e ben programmato, non potrà mai prevedere del tutto l’irrazionalità, l’emotività, l’imprevedibilità della mente e soprattutto del cuore umano. Tutto ciò che possono proporci Spotify o Netflix è semplicemente il frutto di ciò che abbiamo già scelto in passato, di ciò che hanno scelto altri utenti con caratteristiche simili alle nostre e di ciò che si sta imponendo a livello globale. Ma dov’è il futuro? Dov’è la voglia irrefrenabile dell’essere umano di oltrepassare le colonne d’Ercole e scoprire cosa c’è oltre? Perché un elenco di canzoni, prodotto in maniera automatica, prevedibile e sistematica da un software, deve necessariamente essere migliore, più interessante o più vicino ai nostri gusti, rispetto ad una collezione di canzoni proposta da un gruppo di persone che, come noi, amano la musica ed ancor di più la libertà e l’autonomia delle proprie scelte?

La risposta potrebbe trovarsi proprio nella compilation uscita il 14 Dicembre: nelle veloci divagazioni pop-rock degli Sweat, nei passaggi più melodici dei The Chilly Willies, nelle ambientazioni darkwave dei Frown o dei Quaint Ash, nella nowave dei La Naissance, negli influssi power-punk dei Naughty Betsy, nel alternative folk meditativo degli Urali, nella leggererezza di MasciaTi, nei momenti lisergici degli Halflab, nei suoni acidi degli Stille Dammerung, nel post-rock dei True Sleeper, nel rock  viscerale e psichedelico dei Sonic Jesus o nei passaggi elettronici dei Ramplingg. 

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About The Author

Michele Sanseverino, poeta, scrittore ed ingegnere elettronico. Ha pubblicato la raccolta di favole del tempo andato "Ummagumma" e diverse raccolte di poesie, tra le quali le raccolte virtuali, condivise e liberamente accessibili "Per Dopo la Tempesta" e "Frammenti di Tempesta". Ideatore della webzine di approfondimento musicale "Paranoid Park" (www.paranoidpark.it) e collaboratore della webzine musicale "IndieForBunnies" (www.indieforbunnies.com).

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