“Love In A Dying World” non ha paura di guardare nel baratro delle nostre paure inconfessate, di estirpare il Male e trasformarlo in musica, tentando di liberarci dalle ossessioni e dalle fobie che ci sono imposte, senza accorgercene, da questa società moderna estremamente liquida e rarefatta. Abbiamo a disposizione tutto, ma fondamentalmente non ci serve nulla di ciò che ci viene offerto, in cambio della nostra autenticità e della nostra anima; le ballate desertiche di Nero Kane, con le loro atmosfere lisergiche, crude e psichedeliche, tentano, facendo leva anche sulla loro malinconica inquietudine, di risvegliare le nostre coscienze intorbidite e di spingerci a riprendere il controllo delle nostre emozioni.
I panorami incontaminati e selvaggi del West; il sole cocente del deserto; le sue notti gelide; la Vita, che nonostante le condizioni climatiche, riesce a non soccombere alle avversità esterne; la possibilità di ritrovare, proprio grazie a queste difficoltà ambientali, l’importanza e la bellezza di tutte quelle cose che diamo, spesso, per scontate come un cielo terso, una notte serena, un soffio di vento, una goccia d’acqua, rappresentano quelle che dovrebbero essere le nostre vere certezze. La società moderna, invece, con la sua mole infinita e ridondante di informazioni, rende ogni cosa transitoria, tende a toglierci ogni riferimento: tutto è opinabile, tutto è secondario, tutto è, di conseguenza, negoziabile. L’unica cosa che conta è esser parte di questo meccanismo perverso ed omologante che ci vuole tutti, perenni consumatori di oggetti e prodotti; divoratori e costruttori di superficialità, che pensano, erroneamente, di esser parte di una comunità, ma che, in realtà, sono tremendamente soli, molto più soli ed infelici delle creature cupe e silenziose che attraversano i brani di questo disco.
C’è molta più libertà e voglia di vivere nelle canzoni lente e taglienti di Nero Kane, che nelle esistenze virtuali che ci vengono imposte dai social moderni; c’è molta più verità in queste dannate anime del deserto, che nei nostri bei salotti e nei nostri appartamenti tecnologici ed iper-connessi. È questo il vero baratro: il tappeto sotto cui nascondiamo i nostri problemi; la maschera che indossiamo, ogni giorno, per confondere e mentire prima a noi stessi e poi agli altri; il costoso vestito con cui tentiamo di coprire la verità e la nostra umana fragilità, mentre i corvi neri, lassù in cielo, ci scrutano e sembrano volersi prendere gioco delle nostre stupide convinzioni.
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