L’azzardo dell’impossibile, la scalata al cielo nel tentativo di elevarsi rispetto gli altri uomini ed uscire dalla propria condizione di fragilità, anche per i soli 15 minuti di assurda e vacua celebrità profetizzati da Andy Warhol, rappresentano la trama principale dell’album. L’epoca contemporanea è estremamente volatile, ogni cosa è transitoria, non esistono riferimenti, tranne quello del proprio IO. Ciascuno mette semplicemente sé stesso al centro del mondo e come Icaro sente il bisogno di dimostrare agli altri la propria straordinarietà, anche al costo di mettere a repentaglio la sua stessa vita.
Del resto la società occidentale è stata, oramai, del tutto plasmata dalle politiche neo-liberiste, le quali dietro l’apparente e finta patina di libertà si prefiggono di incatenare le persone comuni in schemi solidi e ben definiti. Ciascuno è un semplice ingranaggio di un meccanismo globalizzato sovranazionale il cui scopo è conservare e sostenere le disparità attuali; fare in modo che la ricchezza resti concentrata nelle mani dei pochi e che i molti restino divisi ed impauriti, ciascuno impegnato a difendere il suo piccolo televisore hd, il suo smartphone di ultima generazione o l’auto comprata a rate, convinto che il pericolo sia rappresentato da coloro che stanno peggio e non, invece, da quei pochi che continuano a sfruttarci ed arricchirsi alle nostre spalle. È evidente che in un tale contesto, la fascinazione del sogno sia irresistibile: l’uomo comune oltrepassa ogni realtà e preferisce seguire le sue pulsioni, finendo, spesso, per bruciarsi, perché ha tentato, da solo, di avvicinarsi troppo al potere del Sole. Magari se gli uomini riuscissero a metter a fattor comune le loro esperienze e conoscenze, magari se riuscissero a vedere nel prossimo un possibile alleato e non un nemico, quel potere accentratore potrebbe essere anche oscurato.
Le sonorità elettroniche di Pugile seguono sia le dinamiche del sogno, che i bruschi risvegli ed i crudi ritorni alla realtà. Sanno essere eteree e meditative, ma anche claustrofobiche e pressanti. Le ambientazioni mutano di continuo: le periferie urbane delle nostre città in via di de-industrializzazione cedono il passo alle atmosfere suadenti del Medio-Oriente; i profumi familiari del nostro mar Mediterraneo si sovrappongono alle ritmiche basso e batteria dei club d’avanguardia nord-europei. È tutto in progressione, la musica di Pugile, con il suo accentuato dinamismo, si contrappone e fa a pugni con la staticità esasperante della nostra società, che nonostante le scoperte scientifiche, nonostante la rete globale di informazioni, nonostante i progressi tecnologici, tende ad essere sempre più chiusa, strutturata in scatole sempre più piccole, nelle quali le persone credono di essere libere, migliori dei propri simili ed in grado, persino, di sfidare la grandezza del Sole.
Una follia che viene pagata a caro prezzo e che serve a tenerci buoni, a farci restare al nostro posto, a convincerci che, per essere soddisfatti e vivere serenamente, dobbiamo uniformarci ed omologarci al sistema, a quel grande fratello orwelliano che ci controlla, convinti che lo faccia perché ha a cuore il nostro bene. Mai bugia fu più dannosa.
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