Un filo sottile si srotola a partire dalle visioni romantiche e decadenti di William Blake; da quelle porte della percezione che, spesso, preferiamo tenere sbarrate, per paura di dover affrontare i nostri limiti ed i mostri irrazionali che vivono nel nostro inconscio, privandoci, però, in questo modo, della opportunità concreta di rendere possibile alle nostre anime tormentate ed inquiete di toccare l’infinito, di percepire e dare un senso a quei sentimenti, a quelle emozioni, a quegli stati esistenziali che, altrimenti, resterebbero solamente un insieme di parole vuote, buone per le banali rime delle canzoni. Che senso hanno termini come “Amore”, “Verità” o “Empatia”, se ci ostiniamo a fissare sempre e solo il minuscolo cortile in cui ci sentiamo compresi e protetti?
Il filo segue il bisogno di conoscenza del dottor Frankenstein di Mary Shelley, la necessità dell’uomo moderno di plasmare la materia, di portare la luce laddove ci sono solo il gelo, il silenzio e l’oscurità ed, allo stesso tempo, esso segue il desiderio di ogni creatura vivente di non essere ridotta ad un’esistenza di subordinazione e di schiavitù, ma di fare proprio il controllo delle scelte, dei meriti e degli errori e soprattutto di avere la possibilità di vivere assieme ai propri simili, costruendo i propri rapporti e legami affettivi.
Il pericolo, però, è quello di finire per ergersi prepotentemente e violentemente sui propri simili; il pericolo è convincersi di essere il detentore dell’unica verità possibile, il garante della vera giustizia, il difensore dell’equilibrio, dell’armonia e della pace sociale. E così il filo ci conduce nel distopico mondo del grande fratello orwelliano, un mondo nel quale un ministero della Verità si occupa di correggere i libri e di rendere qualsiasi articolo, qualsiasi discorso e qualsiasi opinione conforme a quelli che sono i precisi dettami del Partito Unico. Ma per quanto ogni sistema di potere assolutista tenti di reprimere chiunque minacci l’ordine precostituito, vi saranno sempre eventi non prevedibili, eventi che apriranno le porte a scenari ed universi completamente nuovi e sconosciuti, nei quali il filo delle nostre trame giunge, finalmente, nell’alto castello di Philip K. Dick, il luogo, la casa, nel quale cova il seme della ribellione e della resistenza poetica contro il Reich, l’Impero o le disumane politiche neo-liberiste di turno.
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