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Il Parco Paranoico

Knocturne, Be Forest

Mik Brigante Sanseverino Febbraio 21, 2019 Dischi Nessun commento su Knocturne, Be Forest

I suoni oscuri, le atmosfere plumbee, le sonorità malinconiche emerse, durante gli anni Ottanta, dalle macerie lasciate dal punk, si sposano alla perfezione con i tempi attuali, che, aldilà della patina lucente dei social network, delle start-up, di un approccio smart ed iper-tecnologico a qualsiasi aspetto della propria esistenza, sono pervasi e condizionati dalla paura e dall’alienazione, dalla solitudine e dall’incapacità di costruire rapporti affettivi e relazioni sociali vere.
Ciò che negli anni Ottanta poteva apparire come una piccola crepa, da cui materia viva ed oscura tentava, in tutti i modi possibili, di uscire ed invadere la realtà, oggi, è una vera e propria voragine, da cui questa forza oscura tende a risucchiare tutto e tutti. La musica dei Be Forest, di conseguenza, nonostante abbia stilisticamente parecchi legami con la new wave e la darkwave degli anni Ottanta, è proiettata, da un punto di vista tematico, concettuale ed emotivo, totalmente sul nostro presente e sui suoi possibili sviluppi futuri. Non siamo, quindi, dinanzi ad un semplice lavoro nostalgico o ad un progetto che guarda, con romanticismo, agli anni passati; la band italiana tocca con mano la ferita aperta ed infettata, non ha alcuna paura a entrare in contatto con quanto di più torbido e malato si agita nei nostri cuori. Le anime più tormentate non riescono ad integrarsi e a sentirsi a proprio agio in questa società estremamente liquida, in cui nulla è duraturo, ma tutto – compresi i nostri stessi sentimenti – è destinato a essere soppiantato e gettato via in breve tempo. Chi non riesce ad accettare e fare suo questo stile di vita, si ritrova, solitamente, ai margini della società, è ritenuto un alieno, un diverso, ed in un sistema globale, che si fonda sull’omologazione, la diversità non è più considerata un arricchimento culturale, ma come fonte di destabilizzazione e di pericolo, per cui le persone comuni ne hanno paura e chiedono ai propri governati di combatterla, con tutti i mezzi possibili, anche quelli più subdoli e beceri.
“Knocturne” è il grido lacerante di un mondo senza più empatia; è il tentativo di rispondere all’indifferenza con la musica, con le sue atmosfere sognanti ed oniriche, con un drammatico romanticismo di fondo nei confronti di ciò che gli esseri umani sono stati capaci di compiere a sé stessi ed al pianeta che li ospita. Il disco è pervaso dalla tensione, nonostante le suadenti sonorità dreamwave; è un dipinto ed uno spaccato della società moderna, delle sue condizioni attuali. Nonostante le ombre diventino sempre più minacciose e materialmente consistenti, il lavoro non è una celebrazione del pessimismo, ma è mosso e motivato dalla consapevolezza del fatto che, ormai, ci siamo già fatti parecchio male ed è giunto il momento di reagire, di riprenderci la nostra umanità, di recuperare quell’equilibrio spirituale che può riportarci in sintonia non solo con noi stessi, ma con tutti coloro che fanno parte della nostra quotidianità. È un cammino difficile, senza alcun dubbio; è una lotta impari, contro un sistema che vuole continuare a muoversi nella direzione opposta, perché questo è l’interesse di chi ne trae tutti i profitti economici e politici, ma è giunto il momento di riaprire gli occhi, di non aver più paura di mettere le mani nel torbido e nello sporco, in quella ferita aperta che avvelena e fa morire il nostro mondo.

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About The Author

Michele Sanseverino, poeta, scrittore ed ingegnere elettronico. Ha pubblicato la raccolta di favole del tempo andato "Ummagumma" e diverse raccolte di poesie, tra le quali le raccolte virtuali, condivise e liberamente accessibili "Per Dopo la Tempesta" e "Frammenti di Tempesta". Ideatore della webzine di approfondimento musicale "Paranoid Park" (www.paranoidpark.it) e collaboratore della webzine musicale "IndieForBunnies" (www.indieforbunnies.com).

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