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Il Parco Paranoico

Musica tra le pagine dei libri

Mik Brigante Sanseverino Maggio 22, 2019 Playlist Nessun commento su Musica tra le pagine dei libri

Sono parecchie le canzoni ispirate da celebri opere letterarie. Il legame tra la musica e la letteratura è sempre esistito. In fondo, Euterpe, la musa della musica, proteggeva anche la poesia lirica, quella più vicina ai sentimenti più intimi ed alle emozioni più fragili dei poeti. Eccovi, dunque, una playlist di 17 brani (non siate scaramantici!), accompagnata dalle mie riflessioni; il filo del discorso è rappresentato dal legame esistente tra musica e letteratura, un legame sempre vivo e passionale.

1 – RAMBLE ON (Led Zeppelin) da “Led Zeppelin II”, 1969
Il riferimento è “Il Signore degli Anelli” di J.R.R. Tolkien.
Nelle profondità più oscure e pericolose di Mordor c’è un fievole raggio di bellezza e di speranza; i suoi occhi nocciola, i suoi lunghi capelli castani, i suoi zigomi alti, sono l’unico appiglio a cui aggrapparsi. Ma il Male ed i suoi servitori sono perennemente in agguato, pronti a spegnere qualsiasi scintilla turbi il loro tetro e basso orizzonte; la ragazza, dunque, è scomparsa, il Maligno si è insinuato tra di noi, nella forma di quel miserabile Gollum, e l’ha portata via da me. Per sempre.

2 – MURDERS IN THE RUE MORGUE (Iron Maiden) da “Killers”, 1981
Il brano contiene un esplicito omaggio ad Edgar Allan Poe ed al suo racconto “I delitti della Rue Morgue”.
Vagavo per le strade di una città immensa, sconfinata, torbida, quando delle grida spaventose mi attirarono sulla scena di un delitto efferato e feroce. I corpi di due donne erano stretti nell’abbraccio fatale della morte; i loro resti massacrati; le loro viscere esposte; le loro nudità eternamente svelate. Una madre ed una figlia sacrificate alla follia di un mostro di vicoli, strade e peccato. Ma… perché la gente mi sta fissando? Perché le mie mani sono sporche di sangue?

3 – SCENTLESS APPRENTICE (Nirvana) da “In Utero”, 1993
La canzone è ispirata al romanzo “Il Profumo” di Patrick Suskind.
Nato senza alcun odore; era una creatura ostile e bramosa di affermare il suo potere; persino le balie avevano rifiutato di nutrirlo; avevano timore dei suoi impenetrabili e profumati segreti; avevano paura di quello sguardo orgoglioso che, ben presto, l’avrebbe condotto a pretendere di dominare e controllare il genere umano; l’avrebbe fatto attraverso un profumo di sua invenzione, un profumo che gli avrebbe permesso di fare suo il cuore di ogni uomo e di ogni donna avesse avuto la sfortuna di incrociare la sua strada.

4 – SYMPATHY FOR THE DEVIL (The Rolling Stones) da “Beggars Banquet”, 1968
Canzone ispirata al romanzo “Il maestro e la margherita” dello scrittore russo Mikhail Bulgakov.
Ho guardato, con grande devozione, i vostri re e le vostre regine combattere tra loro e poi morire. Ho visto interi popoli piegarsi e rinunciare alla propria dignità. Ho visto la Libertà soccombere, la Verità negare ogni evidenza, la Speranza cadere in ginocchio, il Coraggio spezzarsi. Ho visto imperi millenari crollare in un attimo e la polvere ricoprire ogni cosa, persino i loro nomi. Io, miei cari, sono qui da tanto, tantissimo tempo. Sono il Dubbio che si insinua nei vostri cuori; sono la Paura che prende il controllo delle vostre menti; sono il Dolore in cui, alla fine, tutti annegherete.

5 – VENUS IN FURS (The Velvet Underground), da “The Velvet Underground & Nico”, 1967
Trae spunto dal romanzo “Venere in pelliccia” di Leopold von Sacher-Masoch.
Nel mio sogno c’era una donna con addosso solamente una pelliccia. I martiri del desiderio non sono altro che gli sventurati figli del dolore, del sacrificio, delle lacrime e della carne sfregiata. Le frustate, i corpi colpiti, il sangue vivace che fuoriesce da queste brucianti ferite, rappresentano l’unica strada possibile per comprendere che cos’è davvero l’Amore.

6 – ATROCITY EXHIBITION (Joy Division) da “Closer”, 1980
Canzone ispirata alla raccolta di novelle di J.G. Ballad “The Atrocity Exhibition”.
Manicomi che spalancano le loro porte al mondo, così che la gente che si auto-definisce normale e che dice di essere per bene, possa pagare per osservare i loro poveri corpi contorcersi. Quei poveri pazzi si trasformano nel pane quotidiano con cui sfamare un pubblico distratto, empio ed annoiato; un pubblico voglioso, stupido ed insensibile, capace soltanto di puntare il dito e giudicare.

7 – WHITE RABBIT (Jefferson Airplane) da “Surrealistic Pillow”, 1967
Contiene un omaggio ai libri di Lewis Carroll sulle avventure di “Alice nel celebre paese delle meraviglie”.
Una pillola ti fa diventare più grande ed un’altra ti rimpicciolisce, mio caro Bianconiglio. Solo a te spetta la scelta: si tratta di alimentare i tuoi sogni; di allargare i confini del tuo spirito; di fuggire dagli ingranaggi di questo sistema; di tentare di rispondere a quelle semplici domande alle quali una regina dispotica, a cui taglieranno la testa, non sarà mai in grado di dare un senso.

8 – RED RIGHT HAND (Nick Cave & The Bad Seeds) da “Let Love In”, 1994
Ispirata al poema epico di John Milton “Il paradiso perduto”.
La mano destra è la mano rossa di Dio; è quella che si abbatte sugli angeli ribelli che preferirono cadere nel fango, piuttosto che continuare a servire il proprio creatore. E se quegli antichi fuochi tornassero a divampare nel nostro mondo? Se la vendetta armasse nuovamente la mano rossa del Signore? C’è uno che si muove come uno spettro, tra periferie e bassifondi della città; può darti tutto quello che vuoi: soldi, macchine, donne o potere; può curare la tua anima rattrappita. Ma è un tipo strano; perché ha la mano destra sempre nascosta sotto il pesante cappotto?

9 – SCHIZOPHRENIA (Sonic Youth) da “Sister”, 1987
Brano incentrato sulla vita e sulle opere visionarie dello scrittore Philip K. Dick.
Il mio vecchio amico, il Rumore, è scomparso. Ho trovato solo sua sorella, la Melodia, ed è completamente pazza. Continua a vaneggiare del fratello buono di Gesù Cristo, quello che non aveva mai avuto nulla a che fare con il peccato, la salvezza, la redenzione e tutte quelle fottute ossessioni che dannano l’anima delle persone comuni, condannandole a vivere prigioniere della loro stessa schizofrenia.

10 – THE GHOST OF TOM JOAD (Bruce Springsteen) da “The Ghost Of Tom Joad”, 1995
Brano ispirato al romanzo “Furore” di John Steinbeck.
Esistono luoghi maledetti che arrivano ad odiare e disprezzare i loro stessi figli e portargli perciò via ogni cosa. Essi divorano avidamente ciò che possediamo, si impossessano del nostro futuro e ci spingono a fuggire via, costringendoci ad un esodo verso la nuova Terra Promessa. Oltre il deserto e le grandi montagne, oltre la fame e la sete, oltre la sofferenza e le malattie, oltre il passato ed i ricordi, oltre l’amore e la rabbia, oltre il destino e la morte. La chiamano California.

11 – DESOLATION ROW (Bob Dylan) da “Highway 61 Revisited”, 1965
Omaggio al romanzo di Jack Kerouac “Angeli della desolazione”.
Abbiamo disperato bisogno di un luogo che sia solamente nostro, un posto nel quale ritirarci e ritrovarci. Vuoi sapere come me la passo ora? Perché non lo chiedi a queste persone famose che s’affollano attorno a me e che mi impediscono di pensare? Ho dimenticato il loro volto ed anche il loro nome; ho dimenticato persino il mio volto ed il mio nome. Nelle strade della disperazione i ricordi svaniscono per sempre e non so se le tue lettere riusciranno ad arrivare fin qui.

12 – TENDER (Blur) da “13”, 1999
Questo brano è dedicato al romanzo “Tenera è la notte” di Francis Scott Fritzgerald.
Alcune menti partoriscono quei demoni che si divertono ad andare in giro per il mondo e rovinare la vita delle persone più fragili ed indifese. Non conta quanto possa essere spaziosa, calda, comoda o accoglienta la tua dimora; se sei solo, se non c’è nessuno al tuo fianco a tenerti compagnia, è difficile attraversare da soli queste notti invernali.

13 – 2 + 2 = 5 (Radiohead) da “Hail To The Thief”, 2003
La canzone fa riferimento al romanzo “1984” di George Orwell.
Stupidi sognatori che pensano di poter cambiare il mondo; credono che le regole possano essere modificate; è inutile che sprechiate il fiato; è inutile che tentiate di convincere le persone comuni della bontà delle vostre proposte; è inutile che le invitiate ad essere più attente, più diffidenti e più critiche verso il nostro governo. Il suo braccio, la psico-polizia, vi darà la caccia e non si fermerà fino a che non ammetterete, come vuole la maggioranza, che 2 più 2 fa 5; è questa la verità.

14 – KILLING AN ARAB (The Cure) da “Seventees Seconds”, 1978
Trae spunto dal romanzo “Lo Straniero” di Alber Camus.
Sono vivo? O sono già morto? Sono la vittima oppure l’assassino? Perché non provo niente? Non sento la tristezza, non sento il dolore. Ho una pistola stretta in mano e fisso quest’uomo disteso sulla sabbia. Chi è? Sono forse io? Fisso il mare, le onde, l’orizzonte, il cielo, ma non provo assolutamente nulla. Sono un estraneo, senza alcuna empatia verso il mondo che mi circonda. E così siete anche voi. Ecco perché non riusciremo mai a cambiare qualcosa, ecco perché non potremo mai migliorare davvero le cose.

15 – ROMEO AND JULIET (Dire Straits) da “Making Movies”, 1980
Un omaggio alla tragedia di William Shakespeare.
Queste parole sono inutili e superflue. Non ascoltarle. Fai finta di prestare attenzione, ma non ascoltarle. Se farai così, esse non potranno mai aprire le porte che il tempo ha sbarrato; né potranno mai curare le nostre ferite. I due giovani, un uomo ed una donna, si allontanarono disperati, in balia del loro vuoto, cercando di padroneggiare invano le loro futili esistenze, giornate piene di aggeggi inutili e superflui di cui nessuno ha davvero bisogno.

16 – THE END (The Doors) da “The Doors”, 1967
Tra le varie influenze letterarie del brano c’è Sofocle con il suo “Edipo Re”.
Un assassino mascherato muove i suoi passi all’alba. Si sposta lungo il corridoio; ad ogni passo un petalo cade. Ha deciso di sacrificare un fiore candido per favorire il suo passaggio, per abbandonare definitivamente la spensieratezza della sua gioventù ed affrontare la vita, con tutte le sue colpe, i suoi peccati, le sue promesse mancate, le sue finte ribellioni e le sue rese senza condizioni.

17 – THE CALL OF KTULU (Metallica) da “Ride The Lighting”, 1984
Brano strumentale ispirato a “Il richiamo di Cthulhu” di Howard Phillips Lovecraft.
Quando i Grandi Antichi riprenderanno il loro posto sul trono del mondo, il Tempo avrà fine. Il passato diventerà il futuro; il futuro diventerà il passato. Un enorme buco nero dominerà il nostro cielo; la terra piangerà per sempre i suoi figli; non ci sarà più nessuna salvezza; le ombre dei veri sacerdoti diventeranno legge e reclameranno la carne ed il sangue degli uomini. Così chiede Ktulu e così, alla fine, sarà fatto.

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About The Author

Michele Sanseverino, poeta, scrittore ed ingegnere elettronico. Ha pubblicato la raccolta di favole del tempo andato "Ummagumma" e diverse raccolte di poesie, tra le quali le raccolte virtuali, condivise e liberamente accessibili "Per Dopo la Tempesta" e "Frammenti di Tempesta". Ideatore della webzine di approfondimento musicale "Paranoid Park" (www.paranoidpark.it) e collaboratore della webzine musicale "IndieForBunnies" (www.indieforbunnies.com).

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