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Il Parco Paranoico

Ride The Lighting, Metallica (35 anni)

1984. L’intro acustica di “Fight Fire With Fire” apre quello che è il secondo album dei Metallica, “Ride The Lighting”, ma ben presto la dolce melodia di gusto classico viene spazzata via da una tempesta brutale, un attacco all’arma bianca che anticipa le sonorità dure e graffianti del death metal. Durezza che si respira anche nel testo che descrive la fine imminente del genere umano a causa delle conseguenze di una guerra nucleare. Rispetto al precedente “Kill ‘Em All” che aveva fatto conoscere quella miscela di hard-rock, hardcore-punk e heavy metal – nota come trash metal – al mondo, il suono di questo secondo lavoro è più levigato e mostra come questa band sia in grado di muoversi in ambiti musicali diversi tra loro. La seconda traccia che dà il nome al disco ed è accredita anche a Dave Mustaine – primo chitarrista della band e successivamente leader dei Megadeth – è una riflessione sulla pena di morte, su quella sedia elettrica raffigurata in copertina e su tutte le sensazioni, i sapori, i profumi, le riflessioni che accompagnano un condannato verso la propria esecuzione. Un testo crudo, ma che ricostruisce perfettamente gli ultimi momenti di un’esistenza e costringe gli ascoltatori a riflettere sul tema della pena di morte. “Consciousness my only friend”, non solo il condannato, ma tutti noi siamo soli con le nostre coscienze e dobbiamo avere il coraggio e la forza di farci i conti.

In “Ride The Lighting” il trash che aveva fortemente caratterizzato “Kill ‘Em All” viene affiancato da atmosfere legate al metal più classico. Mentre molte band, all’epoca, tendevano, infatti, a orientarsi o in una direzione o nell’altra, cioè sceglievano, in pratica, di prediligere la componente più armonica o quella più aggressiva, i Metallica decisero di raggiungere il perfetto punto di equilibrio tra i due diversi approcci. Non rinunciarono al drumming martellante, ai riff veloci ed abrasivi, al basso ombroso e pesante, ma tentarono di introdurre in questo scenario elementi più puliti, più lenti e più melodici, procedendo in parallelo sulla strada della scrittura di testi più profondi e più impegnati. “From Whom The Bell Tolls” è un evidente omaggio al romanzo di Ernest Hemingway, ma anche una presa di coscienza politica da parte della band, oltre che rappresentare il rifiuto della guerra come mezzo per risolvere le dispute. “Fade To Black”, con le sue aperture acustiche, l’alternanza di strofe e ritornelli, apre un squarcio su quella che sarà l’evoluzione futura del loro sound, ma anche una canzone ricca di pathos e sofferenza e che cerca di indagare su quegli oscuri meccanismi che possono spingere un essere umano verso il suicidio. Si respira l’abbandono, il sentirsi solo, il rendersi conto di essere ormai vuoto ed incapace di riconquistare ciò che il tempo ci ha portato via per sempre.

La band americana ritorna sul terreno del trash metal più rabbioso e sferzante con “Creeping Death”, un brano biblico che tratta delle piaghe inflitte da un Dio vendicativo e irascibile al popolo degli Egizi. Una canzone che ci inonda e travolge come un fiume di sangue; ed infatti è così che diventano le acque del Nilo, rosse, perché è questo il prezzo da pagare per essersi opposti al volere di un Dio violento ed iracondo. Altro brano memorabile di questo album è lo strumentale finale, “The Call Of Ktulu”, che inizia in maniera quieta e melodica per poi evolvere, con passo deciso, verso sonorità più pesanti, drammatiche e malevole, che avvolgono gli ascoltatori, con la loro oscurità, quando alla fine gli Antichi, ideati dallo scrittore Howard Phillips Lovecraft, fanno il loro ingresso sulla scena, bramosi di riprendersi il controllo del mondo ed annichilire il genere umano, dando vita ad un’epoca eterna, senza più tempo, senza più salvezza, caratterizzata dal dominio indiscusso del sangue e della violenza.

Pubblicazione: 27 luglio 1984
Durata: 47:26
Dischi: 1
Tracce: 8
Genere: Trash metal
Etichetta: Megaforce
Produttore: Metallica, Flemming Rasmussen
Registrazione: 20 Febbraio – 14 Marzo 1984

1. Fight Fire with Fire – 3:37
2. Ride the Lightning – 3:35
3. For Whom the Bell Tolls- 3:01
4. Fade to Black – 3:34
5. Trapped Under Ice – 3:10
6. Escape – 2:37
7. Creeping Death – 2:26
8. The Call of Ktulu – 4:38

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About The Author

Michele Sanseverino, poeta, scrittore ed ingegnere elettronico. Ha pubblicato la raccolta di favole del tempo andato "Ummagumma" e diverse raccolte di poesie, tra le quali le raccolte virtuali, condivise e liberamente accessibili "Per Dopo la Tempesta" e "Frammenti di Tempesta". Ideatore della webzine di approfondimento musicale "Paranoid Park" (www.paranoidpark.it) e collaboratore della webzine musicale "IndieForBunnies" (www.indieforbunnies.com).

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