Oggi gran parte degli artisti e dei musicisti sono spaventati dalla rete e dalla sua potenza, si trasformano in degli automi che si limitano a scrivere e suonare ciò che pensano voglia la gente, la quale, a sua volta, non è altro che un gregge di pecore a cui qualche cane pastore comanda in quale direzione muoversi, quale musica ascoltare o quale artista preferire. La rete ha dato vita ad un ambiente molto tossico e dannoso per la creatività: nessuno si pone il problema di mettersi a nudo, di esorcizzare il proprio dolore e cercare, nell’arte e con l’arte, la propria redenzione. Questo fangoso substrato di menzogne crea una musica per lo più noiosa, omologata, povera di contenuti e fortemente addomesticata.
Ciò non significa che bisogna rifugiarsi nel passato e distogliere l’attenzione da ciò che ha da offrire il presente, ma semplicemente che è necessario avere uno spirito critico, avere la forza di sconnettersi dalla rete globale, cercare, ascoltare, leggere, piuttosto che limitarsi ad esser parte delle pecore e farsi piacere ciò che qualcuno, da qualche parte, ha studiato e costruito a tavolino per noi. In tal senso l’ascolto di un album, come “The Fragile” dei Nine Inch Nails di Trent Reznor, è salutare, perché rappresenta il disperato tentativo di mettere ordine nel caos e di costruire sulle macerie della propria esistenza. È un disco denso di chitarre e riff, oscuro e distorto, urlato e sussurrato, in cui Trent si mette a nudo: ha perso i propri riferimenti umani e sta cercando di ricominciare da capo, aggiustando ciò che si era rotto. Non è detto che ci riuscirà, così come non è detto che ci riusciremo noi, l’album non ha un finale lieto, ma ciò non è importante, perché la cosa fondamentale è superare i propri limiti e non accontentarsi semplicemente di subire le scelte altrui e soccombere dinanzi ad un sistema predefinito di valori, concetti ed idee. “Tried to save myself / but myself keeps slipping away”, recita, infatti, uno dei versi di “Into The Void”, ovvero ho cercato di lottare, di vincere il disordine, ma poi mi sono reso contro che il finale è inevitabile, che non ci resta altro che scivolare via nel vuoto. Ma, nonostante il caos sia destinato, probabilmente, ad avere la meglio, Trent ci tiene a precisare che la nostra unica strada è quella della resistenza, perché è l’unica che, in qualche modo, ci fa sentire vivi, ci permette di relazionarci con gli altri e ci fa capire che, in fondo, ci stiamo dentro assieme, non siamo affatto soli (“We’re In This Together”).
“The Fragile” è frutto di un processo personale, in cui ciascuno di noi può identificarsi, e ciò lo rende autentico e vero; non importa se sia un disco difficile, per certi versi intricato, con parti profondamente tristi ed altre rabbiose, con parti melodiche ed altre violente, con parti di pianoforte ed altre di chitarra. L’elettrico e l’acustico si alternano tra loro, Trent li spinge al limite, ossessionato dalla creazione di un suono che non è più industrial, che non è rock, ma che include in sé elementi e sonorità diverse: industrial, metal, prog-rock, noise, ambient e strumenti inusuali, quali il violoncello o l’ukulele. Tutto fluisce e tutto contribuisce a creare panorami sonori più vicini all’art-rock ed al rock d’avanguardia, che alle sonorità industriali dei lavori precedenti. Un album che, per certi versi, può essere accostato al “The Wall” dei Pink Floyd; è una storia di distruzione, carica di tensione ed angoscia, di smarrimento e solitudine, di droga e dolore, da cui si può uscire in un unico modo, con un processo interiore ed una condanna: abbattere il muro ed accettare il caos ed il disordine delle nostre esistenze.
Pubblicazione: 21 settembre 1999
Durata: 103:39
Dischi: 2
Tracce: 23
Genere: Industrial, Art-Rock
Etichetta: Interscope Records
Produttore: Trent Reznor, Alan Moulder, Dr. Dre, Steve Duda, Keith Hillebrandt, Bob Ezrin
Registrazione: gennaio 1997 – febbraio 1999
1. Somewhat Damaged – 4:31
2. The Day the World Went Away – 4:33
3. The Frail – 1:54
4. The Wretched – 5:25
5. We’re in This Together – 7:16
6. The Fragile – 4:35
7. Just Like You Imagined – 3:49
8. Even Deeper- 5:48
9. Pilgrimage- 3:31
10. No, You Don’t – 3:35
11. La Mer- 4:37
12. The Great Below- 5:17
1. The Way Out Is Through – 4:17
2. Into the Void – 4:49
3. Where Is Everybody? – 5:40
4. The Mark Has Been Made – 5:15
5. Please – 3:30
6. Starfuckers, Inc. – 5:00
7. Complication – 2:30
8. I’m Looking Forward to Joining You, Finally- 4:13
9. The Big Come Down- 4:12
10. Underneath It All – 2:46
11. Ripe (With Decay)- 6:34
Comments are closed.