Sono passati anni dalle ultime uscite a nome Jennifer Gentle, nel 2007 l’album “The Midnight Room” e nel 2010 lo sperimentale “Concentric”. Il nuovo omonimo album, con le sue diciassette canzoni, si presenta, allo stesso tempo, come un nuovo viaggio da intraprendere e come la sintesi di tutto ciò che l’ha preceduto. Uno dei suoi pregi è di essere compatto e ben strutturato, senza passaggi a vuoto e balzi improvvisi, nonostante i brani presenti siano eterogenei tra loro e non correlati dal punto di vista tecnico ed espressivo.
Marco Fasolo ha lasciato che la tela avesse tutto il tempo necessario ad assorbire e ad armonizzare i colori delle sue pennellate: il giallo brillante del rock psichedelico, le bizzarre linee rosse del funk, quelle blu delle chitarre elettriche ed acustiche e quelle che diventano sempre più scure man, mano che scendiamo nei meandri più profondi della coscienza. Ma non è un cammino ostile, né distruttivo, esso avviene in maniera naturale e spontanea, senza la paura di fissare il buio o di rivivere pagine tristi del passato, perché le sonorità del disco sono leggere e positive, perché questo è l’atteggiamento che bisogna tenere quando giunge il momento di compiere una svolta ed iniziare una nuova strada. Guardarsi indietro, ma poi voltarsi verso l’orizzonte.
Come, spesso, accade quando si ha tra le mani un lavoro riuscito, l’effetto finale è maggiore della somma delle sue singole parti: i diversi colori, mescolandosi, hanno dato vita a nuovi effetti cromatici, dinanzi ai quali il nostro occhio viene rapito, lasciandosi trasportare dall’immaginazione. Uno degli aspetti più riusciti dell’album è, infatti, aver conservato il suo lato più materiale e sensuale, quello che è in grado di avvolgere e donare emozioni piacevoli agli ascoltatori, ma è riuscito anche ad introdurre un aspetto più indefinito ed introspettivo che è quello che consente a ciascun ascoltatore di entrare in sintonia con il proprio io.
Musicalmente è sempre forte il richiamo per il passato, innanzitutto per il pop-rock acido degli anni Sessanta ed in questo disco anche per alcuni degli aspetti più gioviali e brillanti del glam-rock e del garage degli anni Settanta, ma sarebbe ingiusto considerare il tutto come una copia ben riuscita o la perfetta riproposizione di suoni già ascoltati. I Jennifer Gentle spingono sull’acceleratore dell’imprevedibilità e della variabilità, destrutturando ciò che amano e poi ristrutturandolo in un corpo ed una forma totalmente diverse.
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