“Interstellar Voodoo” è un viaggio, a bordo di un’unica canzone di circa 40 minuti, attraverso le nebulose psych e stoner rock, guardando sia alla stella polare dei Kyuss, che a quella ugualmente luminosa dei Black Sabbath, mentre sullo schermo delle nostre coscienze prendono forma le creature mostruose care all’immenso Boris Karloff e al cinema horror di culto degli anni Trenta e Quaranta.
L’unico brano corre attraverso le pieghe della galassia, tra riff fragorosi, una linea di basso possente, alternando passaggi metallici ed atmosfere acide e psichedeliche. La band norvegese utilizza al meglio le classiche sonorità stoner e doom, psych e post-rock, per dare vita a questo suo voodoo personale, che si trasforma in una festa cosmica nella quale puoi scambiare due chiacchiere con Ozzy o il dottor Victor Frankenstein oppure puoi perderti nel vuoto che, spesso, riempie le nostre anime, mentre gli Sleep danno vita ad una jam session infernale.
Tutto estremamente arduo e sperimentale, ma che, alla fine, è fatto di lacrime e fatica, di sudore ed impegno e che rappresenta un’enorme prova d’amore verso la musica, offrendo un album il cui obiettivo principale è, appunto, quello di colmare i buchi neri che corrodono e corrompono le nostre esistenze. Sono questi, infatti, i veri mostri che rischiano di annientarci e portarci via tutto ciò di cui abbiamo bisogno: mostri che hanno la faccia delle buone maniere e delle frasi di circostanza, che offrono un buon lavoro, un mutuo a tassi vantaggiosi, una vacanza all’estero, un abbonamento alla tv satellitare, ma che, allo stesso tempo, sradicano, uno ad uno, i nostri sentimenti ed i nostri sogni, trasformandoci in creature avide ed ipocrite, fredde e chiuse nel proprio piccolo minuscolo e monotono mondo fatto di ritmi e comportamenti sempre identici. Quando più nulla sarà in grado di farci restare a bocca aperta, quando più nulla ci farà piangere e sorridere, quando nessuna musica sarà più in grado di entrarci dentro, allora la trasformazione sarà davvero completa: gli zombi, quelli veri, sono davvero tra noi.
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