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Il Parco Paranoico

Ummagumma, Pink Floyd (50 anni)

Mik Brigante Sanseverino Novembre 8, 2019 Anniversari Nessun commento su Ummagumma, Pink Floyd (50 anni)

Amato ed odiato, esaltato e disprezzato, un guazzabuglio caotico e disordinato di suoni oppure uno dei manifesti più rappresentativi del rock progressivo inglese? “Ummagumma”, nonostante il suo indubbio successo di pubblico, sin da quel lontano 1969, ha sempre diviso i critici.

L’idea di base del progetto è quella della scomposizione della musica dei Pink Floyd e degli stessi Pink Floyd, come metafora della scomposizione della realtà e della materia nelle sue singole parti costitutive elementari. Inoltre, contrapponendo l’armonia del primo disco – quello live – con l’intensità rumoristica del secondo, la band dimostrò come, spesso, sia fondamentale, sia per gli artisti che per le persone comuni, trovare l’equilibrio delle parti, fare tesoro delle reciproche differenze, perché il risultato migliore è quello che si può ottenere sommando gli sforzi ed andando oltre quella che è la semplice somma aritmetica dei pezzi. Da questo punto di vista “Ummagumma” è meravigliosamente attuale, soprattutto in un’epoca in cui le nazioni, la politica, la stessa società civile mostrano difficoltà enormi nell’affrontare tematiche quali l’integrazione, la cooperazione, il superamento delle diffidenze e tendono ad affidarsi al pericoloso concetto dell’unico capitano al comando, piuttosto che metter a fattor comune i propri sforzi.

Il primo disco è un disco live, in cui spiccano la barrettiana “Astronomy Domine”, estratta dal loro album d’esordio ed i due brani psichedelici “A Saucerful Of Secrets” e “Set The Controls For The Heart Of The Sun” estratti dal secondo album in studio. A queste tre canzoni si aggiunge “Careful With That Axe, Eugene”, un pezzo strumentale, caratterizzato da un’atmosfera cupa e claustrofobica. “Attenta con quell’ascia, Eugene”, non appena viene pronunciata la frase minacciosa, la musica cresce d’intensità fino ad esplodere nell’urlo folle e liberatorio di Roger Waters.

Il secondo disco, invece, propone composizioni singole dei quattro Floyd, nel nome di quel processo di destrutturazione che vuole evidenziare le varie componenti umane e sonore che sono alla base del rock progressivo della band inglese. Si inizia con Richard Wright, il tastierista, che propone una tragedia psichedelica: “Sysyphus”. Una canzone ispirata al mito greco di Sisifo, il quale, essendosi ribellato al volere degli dèi ed avendoli raggirati, viene punito da Zeus: spingerà per l’eternità un enorme masso ed ogni volta che raggiungerà la cima, dopo estenuanti fatiche, il masso si materializzerà nuovamente alla base del monte. Il brano, epico e malinconico, è diviso in quattro parti che rappresentano la scalata di Sisifo fino alla sommità della montagna. Le sequenze dissonanti rappresentano la caduta del masso, mentre Sisifo, accecato dalla sofferenza e dall’odio verso gli dèi, tenta, inutilmente, di opporsi al suo destino. Ma chi può farlo?

Roger Waters presentò due canzoni: “Grantchester Meadows” è una canzone bucolica, che trae origine dai suoi ricordi giovanili quando lui, Syd e David vivevano a Cambridge. L’ambientazione del brano è dolce, ma allo stesso tempo c’è la consapevolezza che l’estate della propria giovinezza stia finendo, lasciando tutta una serie di profumi e sapori, sensazioni ed emozioni – i versi degli animali, il cinguettio degli uccelli, lo scorrere del fiume, il calore del Sole – che ora sono ancora vivi ed intensi, ma che presto si trasformeranno in ricordi atroci e velenosi. La canzone è chiusa dal ronzio fastidioso di una mosca, che si contrappone alla dolcezza del brano; si sente un uomo che le da la caccia, inizialmente invano, ma poi, finalmente, egli riesce a zittirla per sempre, come facciamo con la nostra stessa coscienza. Il finale surreale introduce, quindi, il secondo brano di Roger, un collage di suoni animaleschi, rumori strani e voci alterate, dal titolo volutamente lungo ed apparentemente privo di senso, “Several Species Of Small Furry Animals Gathered Together In A Cave And Grooving With A Pict”.

David Gilmour contribuì ad “Ummagumma” con le tre parti di “The Narrow Way”, una canzone sognante e riflessiva sulle difficoltà che una persona comune incontra durante quello che è il cammino della propria vita. Queste difficoltà si materializzano come inquietanti creature notturne, come la nebbia che ti impedisce di spingere lontano il tuo sguardo, come un cielo basso e minaccioso, ma il viaggiatore riesce a ritrovare il suo coraggio chiudendo gli occhi e riparandosi nei suoi ricordi più cari, negli anni più sereni e spensierati, che egli confida possano tornare ancora.

È un testo poetico e concettuale, senza alcun riferimento politico e sociale, in cui le parole sono secondarie rispetto alla musica e scivolano via leggere. È chiara ed evidente, quindi, sin dal 1969, la diversità con cui Roger e David approcciano alla canzone; in David mancano le tensioni emotive ed i riferimenti politici e sociali che caratterizzano la scrittura di Roger. David si distacca dalla storia narrata, Roger, invece, mescola il proprio sangue a quello delle vittime, la sua rabbia a quella degli schiavi, contro la prepotenza ed i soprusi dei padroni.

L’ultimo contributo è quello del batterista Nick Mason, con il brano “The Vizier’s Garden Party”, un pezzo strumentale in tre parti (entrata, intrattenimento ed uscita), che vuole ricreare le atmosfere orientaleggianti, mistiche e suadenti di una festa nel giardino del gran visir.

Un ultima considerazione la merita la copertina di questo disco, realizzata dal noto studio di design “Hipgnosis”; si possono osservare tutta una serie di fotografie inserite l’una nell’altra, in cui i vari componenti della band ruotano nelle varie posizioni, dando l’impressione dell’esistenza di diverse realtà coesistenti tra loro, dentro e fuori di noi.

Pubblicazione: 7 novembre 1969
Durata: 39:19 (live album); 46:52 (studio album)
Dischi: 2
Tracce: 4 + 5
Genere: Psychedelic Rock
Etichetta: EMI
Produttore: Norman Smith, Pink Floyd
Registrazione: agosto– settembre 1969

1 – Astronomy Domine (live) – 8:29
2 – Careful With That Axe, Eugene (live) – 8:50
3 – Set The Controls For The Heart Of The Sun (live) – 9:12
4 – A Saucerful Of Secrets (live) – 12:48
5 – Sysyphus (part I, II, III, IV) – 13:26
6 – Grantchester Meadows – 7:26
7 – Several Species of Small Furry Animals Gathered Together in a Cave and Grooving with a Pict – 4:59
8 – The Narrow Way (part I, II, III) – 12:17
9 – The Grand Vizier’s Garden Party (part I, II, III) – 8:44

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About The Author

Michele Sanseverino, poeta, scrittore ed ingegnere elettronico. Ha pubblicato la raccolta di favole del tempo andato "Ummagumma" e diverse raccolte di poesie, tra le quali le raccolte virtuali, condivise e liberamente accessibili "Per Dopo la Tempesta" e "Frammenti di Tempesta". Ideatore della webzine di approfondimento musicale "Paranoid Park" (www.paranoidpark.it) e collaboratore della webzine musicale "IndieForBunnies" (www.indieforbunnies.com).

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