“QuasAr” è un disco progressive rock – liberamente ispirato alle sonorità ed alle atmosfere degli anni Settanta – nel quale la band italiana si diverte ad amalgamare e mescolare i propri sentimenti e le proprie idee musicali con quello che è stato un glorioso passato.
La prima domanda che ci viene in mente è semplice e diretta: c’era davvero bisogno di un altro disco prog? Sì, perché quando la musica riesce a rapire gli ascoltatori è sempre una buona cosa e non va mai sottovalutata; sì, perché i ragazzi riescono, divertendosi, ad iniettare nuova linfa e nuovi colori nelle sonorità progressive più classiche, inglobando sia atmosfere più epiche, che più oscure; sì, perché “Awesome Lysergic Dream Innovation” è davvero un’idea formidabile, basta sussurrare queste quattro parole per ritrovarsi proiettati immediatamente in un sogno fantastico, oltre quella realtà scontata e percepibile che ci tormenta, in cui la musica dà forma alle nostre paure inconfessate ed alle nostre grandi passioni, a ciò che temiamo di più ed a ciò che ci sta più a cuore; sì, perché ascoltando il disco si ha la forte ed intensa sensazione di partecipare ad una lunga jam session, nella quale lo spazio ed il tempo non hanno più alcun significato, potremmo trovarci nella nostra stanza o in un club di San Francisco, su un altro pianeta o nel deserto, potrebbe essere oggi o un giorno remoto a cavallo tra gli anni Sessanta e Settanta, sembra qualcosa che abbiamo già provato, qualcosa che sentiamo visceralmente parte di noi stessi, ma è anche qualcosa di completamente nuovo ed estraneo, qualcosa che non abbiamo mai ascoltato prima.
Il progressive rock degli Aldi Dallo Spazio cerca continuamente nuove strade, se da un lato abbiamo le sonorità spaziali di band storiche come i Grateful Dead o i Pink Floyd, dall’altro lato si guarda al nostro presente, a quello che oggi chiamiamo musica ambient o jazz-rock, sperimentando sia suoni più frenetici, che melodie oniriche e psichedeliche, accostando l’intensità chitarristica di “Long Timer Lover” agli assoli di sax di “Santana (A Freedom Song)”, mentre lo sguardo si alza, inevitabilmente, a fissare quella Luna che, da sempre, offre il suo conforto e la sua compagnia a poeti e musicisti, a pazzi e sognatori ed in generale a tutti quelli che cercano di trovare la propria strada.
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