La cosa più affascinante di questo debutto discografico è l’aver triturato e disseminato quello che è un album a cavallo tra psichedelia e stoner-rock di richiami, suoni, atmosfere e sapori mediorientali. Ciò contribuisce a dare ai cinque brani di “Al-Mahruqa” un’aurea mistica e leggendaria senza perdere le sonorità spaziali e lisergiche che rendono la band francese davvero molto interessante.
I Pelegrin mostrano di trovarsi a proprio agio non solo con le atmosfere eteree e suadenti del loro psych-rock orientaleggiante, ma riescono a assorbire e rielaborare, facendoli propri, anche i toni ed i colori più vicini alla pesantezza ed all’oscurità del più opprimente e torbido doom metal.
Questo lavoro è molto ricco, denso di contenuti musicali ed è quasi impossibile apprezzarne la fecondità al primo ascolto, ma questo non è un limite, perché grazie al suo dinamismo ed alla sua imprevedibilità, si presta, facilmente, ad ascolti successivi, accompagnandoci nel nostro viaggio personale verso quella che è la nostra origine e la nostra essenza. Un’esperienza unica laddove ha avuto inizio la storia stessa degli esseri umani; laddove un passato glorioso fa, sempre più spesso, i conti con un presente complicato e contraddittorio, macchiato del sangue, delle lacrime e del dolore delle persone più deboli, manipolabili ed indifese.
L’Oriente non è solo il fumo dolce d’un narghilè, non sono solo spezie strane, non è solo un tè bevuto fissando un magnifico tramonto nel deserto, non sono solamente stoffe colorate, è anche un luogo dove è possibile toccare con mano le atroci ferite che l’essere umano ha saputo provocare e continua a provocare ai suoi simili ed a questo mondo che ci nutre e ci ospita. I pellegrini, tutto ciò, lo sanno benissimo perché i loro occhi fissano continuamente il mondo, le loro gambe sono sempre in movimento sulle sue strade ed i loro cuori sanno assaporare tanto la bellezza della vita, quanto l’angoscia della morte. Ed è questo che troviamo in questo primo album dei Pelegrin, un album maturo che riesce a dare allo stoner ed allo psych-rock che ne costituiscono le salde fondamenta, anche un aspetto più umano e per certi versi sociale; aspetti che, frequentemente, le band stoner-rock tendono a sottovalutare, perdendosi in luoghi che sono oltre la nostra reale, cruda, difficoltosa, dolente quotidianità.
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