C’è un sogno americano stropicciato, sporco e calpestato; ed è quello che ha descritto e raccontato Lou Reed nei suoi testi; da solo, con i Velvet Underground o con i tanti compagni di viaggio che hanno condiviso, nel tempo, il suo percorso umano ed artistico: da John Cale a Nico, da Andy Warhol a David Bowie, dai Metallica a Laurie Anderson, passando per Iggy Pop che nel suo album “Free” ha deciso di recitare la poesia “We Are The People” del 1970.
I suoi sono testi fotografici che catturano, per sempre, ciò che Lou vedeva per le strade di New York, la sua città preferita; ciò di cui la gente comune parlava; ciò che faceva per sballarsi, sentirsi viva o, semplicemente, per sbarcare il lunario, un po’ come già avevano fatto i poeti della beat generation. Lou non ha mai cercato di nascondere e coprire tutto il marcio della nostra società sotto il tappeto buono delle apparenze e delle formalità, come aveva sempre fatto la borghesia americana, come facevano i politici ed i religiosi con le loro truppe di bigotti e benpensanti al seguito. Lou non ha mai temuto di guardare nel baratro della nostra umanità più spietata e perversa, non ha mai rifiutato di toccare con mano le ferite aperte e sanguinanti, di annusarne il lezzo, di raccontarne la sofferenza, con un linguaggio, spesso, crudo, oscuro e scabroso; a volte gergale, ma anche profondamente critico, ironico e costruttivo. Perché se non tocchi davvero il fondo, è poi difficile risalire, è difficile poter costruire qualcosa di vero.
Il rock, in fondo, è il linguaggio più semplice, realista ed espressivo di cui disponiamo per raccontare il nostro mondo, la nostra quotidianità, ciò che ci fa stare bene e ciò che ci addolora, ci impaurisce o ci fa arrabbiare. Dietro quei suoi occhiali scuri c’erano le strade e le periferie abbandonate a sè stesse delle nostre metropoli; ma sotto il suo giubbotto di pelle nera c’era la delicatezza della sua poesia, concepita per tutti coloro che non hanno voce, che sono costretti ad accontentarsi solamente di bugie e disperazione, minuscoli insetti insignificanti del pensiero di qualcun altro: un Dio; un potere immenso, distruttivo e corrotto; un’economia bieca operante su scala globale; una società che ci vuole, a tutti i costi e con qualsiasi mezzo, servi fedeli e consumatori incalliti; una droga che ci impedisce di percepire la verità e ci costringe a strisciare ai margini dell’impero. Non siamo nulla, ma allo stesso tempo, siamo tutto, perché noi siamo il popolo, “we are the people”.
https://www.loureed.it/poesie/ è l’indirizzo del sito italiano su cui potete leggere le poesie di Lou Reed, sia nella versione originale, che in quella tradotta. E vi assicuro non ve ne pentirete.
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