I Julie’s Haircut si muovono a proprio agio nelle sonorità psichedeliche, elettroniche e post-rock, dando vita a canzoni nelle quali la soglia del rumore si alza e si abbassa continuamente, in maniera suadente e piacevole, tra le trame tenui, leggere e lisergiche dei synth ed i bruschi e lancinanti feedback delle chitarre.
“In The Silence Electric” sa essere, allo stesso tempo, urgente e meditativo, con improvvisi lampi di luce, esaltati ed arricchiti dai sax, ad illuminare la notte; ma per quanto la luce sia intensa e folgorante, ben presto il buio riprenderà il sopravvento ed avvolgerà tutto quello che circonda, compresa la nostra razionale capacità di percepire il tempo e lo spazio.
Ciò ci porta ad oltrepassare il limite della realtà e della materia, ritrovandoci così a vagare in una dimensione fluida e spirituale in cui le sonorità darkwave annegano nella nostra stessa mente. Ci ritroviamo così persi sotto strati e strati di suoni diversi che si intrecciano e confondono tra loro, conferendo al disco uno spessore drammatico ed inquietante, come se si trattasse di una colonna sonora che accompagna un’immersione nelle profondità più oscure e pericolose dell’oceano.
Penetriamo in un grembo misterioso; sentiamo che c’è qualcosa attorno a noi e ne siamo impauriti; perdiamo i nostri abituali riferimenti; parole come “sopra” o “sotto”, “prima” o “dopo”, “vicino” e “lontano” non hanno più alcuna importanza: ci sentiamo impotenti ed incapaci a determinare il nostro destino, mentre gli echi e le voci di “In Return” continuano a tornare, minacciando il nostro cammino. Ma siamo davvero sicuri di muoverci? Annegret Soltau, nell’opera rappresentata sulla copertina dell’album, raffigura esattamente ciò che ci sta accadendo: c’è qualcosa che ci opprime, che non ci permette di mettere perfettamente a fuoco i dettagli, crediamo di avere gli occhi aperti, ma in realtà stiamo guardando dentro di noi. Avvertiamo l’ansia, la confusione, il disordine, siamo giunti finalmente oltre i confini di quel mondo che ci hanno sempre venduto come il migliore, come l’unico che potesse garantirci una vita tranquilla e pacifica e che ci permettesse di realizzare i nostri sogni. Ed ora che quei sogni, quelli veri, li stiamo guardando davvero, ci sentiamo diversi, ci sentiamo vivi.
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