Gli svedesi Hazemaze tessono una tela di riff corposi e granatici attorno ad una possente batteria, un basso magnetico ed una voce affilata e contorta, proponendo delle sonorità oscure e laceranti che sono intrise di doom metal e spirito heavy anni Settanta. Guardare a band come i Led Zeppelin, gli Uriah Heep e soprattutto i Black Sabbath non è detto che sia necessariamente un limite, l’aspetto fondamentale è creare musica che non sia prevedibile, che non abbia condizionamenti e che suoni immediata e diretta.
I dannati, in fondo, sono quelli che non vogliono darsi per vinti, rifiutano ciò che gli viene offerto come unico possibile modus vivendi e preferiscono lottare per ciò che scelgono e non per ciò che viene loro imposto, con le buone o le cattive, da una società che, oggi, molto più di quanto avveniva negli anni Settanta, è estremamente schierata e polarizzata. Se ne fai parte, se ne accetti le regole, se ne condividi i principi, sei nel giusto, altrimenti – qualsiasi siano le tue scelte ed i tuoi bisogni – ti troverai ad essere additato, osteggiato, emarginato, messo da parte. In questo senso, ispirarsi ad epoche in cui il rock cercava, continuamente, nuove strade e nuovi territori in cui espandersi, senza aver paura delle possibili contaminazioni, è un fatto positivo; non perché debba essere suonata la stessa musica, ma perché è necessario che tutti, non solo gli artisti, si sentano liberi di interpretare il mondo in base alla propria sensibilità e scegliere, di conseguenza, le passioni di cui nutrirsi ed il cammino da percorrere per realizzare i propri sogni. Un approccio senza limiti e senza confini che è fondamentale in un’epoca in cui la nostra società sembra non poter fare a meno di muri e barriere, che, purtroppo, spesso, non sono solo mentali, ma diventano anche fisici, minacciosi e pericolosi.
Tutto ciò contribuisce a dare nuova linfa, vivacità e pathos ad un genere che, altrimenti, troverebbe enormi difficoltà a rapportarsi con il presente e resterebbe legato, soprattutto, a tematiche epiche, fantastiche o a tutta una serie di sentimenti, necessità ed esperienze che sono state, ampiamente, documentate dalle grandi band del passato alle quali gli Hazemaze non nascondono di credere ed ispirarsi. Non si tratta, ovviamente, solo di questo; c’è altro oltre la voglia di stupire e scandalizzare qualche ottuso benpensante con i richiami alla parte più violenta e malvagia che si nasconde in ciascuno di noi; c’è altro oltre la capacità tecnica di trasformare in sonorità heavy metal le atmosfere cupe ed inquietanti di “The Ted Bundy Tapes”. C’è la convinzione di poter mostrare che si può scegliere dell’altro, senza che ciò debba essere, per forza di cose, il Male assoluto; il Male, spesso, si nasconde proprio negli aspetti più rassicuranti, equilibrati, conformisti e apparentemente pacifici delle nostre vite; non certo in un basso, una chitarra ed una batteria, né in un album dei Black Sabbath o in tre ragazzi di Stoccolma.
Comments are closed.