Cosa spinse David Gilmour, Nick Mason e Richard Wright – nell’87 – a continuare come Pink Floyd, dopo il netto taglio finale voluto da Roger Waters nell’85? I malpensanti risponderebbero parlando semplicemente di soldi, qualcuno parlerebbe di ego ferito, di orgoglio, di voglia di dimostrare di essere capaci di andare comunque avanti, di desiderio di fama e notorietà oppure del fatto che, dopo tanti anni all’ombra rassicurante di Pink Anderson e Floyd Council, probabilmente, a tre quarantenni quella sembrò la scelta più facile, più comoda e più naturale.
I Pink Floyd erano diventati celebri grazie, soprattutto, alla potenza e alla profondità dei loro lavori concettuali: “Dark Side Of The Moon” toccava con mano la follia e tutto ciò che spinge l’uomo moderno a perdersi sulla faccia oscura della Luna; “Wish You Were Here” ruotava attorno al vuoto ed all’assenza, nonché attorno alla figura geniale, ma ingombrante e complessa di Syd Barrett; “Animals” ripercorreva le ossessioni orwelliane della fattoria degli animali, narrando di un mondo distropico governato da Maiali feroci, abietti e senza scrupoli; “The Wall” scrutava nelle esperienze più intime di Pink/Syd/Roger, quelle che lo avevano condotto a costruire un muro protettivo attorno ai propri sentimenti, ma che, allo stesso tempo, lo avevano costretto ad un’esistenza alienante, estraniante e solitaria, da cui egli avrebbe potuto salvarsi solamente sottoponendosi al processo ed al giudizio finale del Verme, il quale avrebbe decretato l’abbattimento del muro; “The Final Cut”, infine, era una critica cinica e spietata a tutte quelle politiche e quegli atteggiamenti che si basano sull’idea di poter risolvere le questioni e le dispute ricorrendo alla guerra, senza prendere minimamente in considerazione ciò che essa può significare, in termini di dolore, di perdita e di sofferenza, per le persone comuni.
“The Later Years”, invece, è basato soprattutto su “A Momentary Lapse Of Reason” e “The Divison Bell”, album in cui l’aspetto concettuale viene completamente meno, così come scompaiono sia l’imprevedibilità visionaria e fanciullesca barrettiana, che il crudo liricismo watersiano; tutto diventa più etereo; la natura, con i suoi ritmi, i suoi equilibri ed i suoi cicli ricorrenti, prende il posto delle inquietudini interiori che avevano caratterizzato i dischi precedenti; lo stesso suono diventa più diretto e più pulito. Tutto ruota, adesso, attorno alla figura di David Gilmour, che oltre ai due storici compagni di viaggio, concede spazio e possibilità di esprimere le proprie idee anche ad altre persone, ad iniziare dalla moglie Polly Simson e dal fidato Bob Ezrin, riuscendo così a dare vita ad un progetto allargato che risulterà, a conti fatti, essere più grande rispetto a quella che sarebbe stata la somma delle singole parti costituenti.
“The Later Years”, dunque, facendo leva sui due album citati e sui live registrati nel periodo di riferimento (su tutti il celebre Knebworth del 1990), fornisce una visione accurata di quel periodo storico; molti dei contributi presenti, inoltre, sono stati migliorati grazie ai remix del 2019, che assieme ai video ed agli outtakes rappresentano le attrattive di maggiore interesse. Tra i video, ad esempio, spicca la registrazione dell’esibizione del 10 Maggio del 2007 durante il tributo a Syd Barrett: fu l’ultima volta che Gilmour, Mason e Wright salirono su un palco assieme ed è evidente che ciò ha un significato ed un fascino assoluti ed indiscutibili per i grandi fan della band inglese. Siamo di fronte ad un cofanetto unico, assolutamente apprezzabile dal punto di vista del package e dei cimeli storici di contorno, che farà la felicità di tantissimi estimatori, i quali lo acquisteranno indipendentemente dal costo e dalla varietà dei contenuti presenti. Sotto quest’ultimo punto di vista, ad esempio, il sottoscritto preferisce di gran lunga il primo cofanetto pubblicato, “The Early Years”, ma è chiaro che si tratta di due prodotti estremamente diversi tra loro, connessi a periodi storici e musicali profondamente differenti e cronologicamente lontani, per cui il giudizio rientra per lo più nell’ambito delle preferenze soggettive e nulla toglie alla grandezza ed all’importanza di questa band, né alla gioia ed alla voglia dei fan di possedere sia l’uno che l’altro cofanetto.
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