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Il Parco Paranoico

Dark Synthetics, Secret Shame

Mik Brigante Sanseverino Gennaio 15, 2020 Dischi Nessun commento su Dark Synthetics, Secret Shame

Che senso ha guardare al passato? Nessuno, se guardiamo al passato semplicemente perché rifiutiamo il presente e pensiamo che tutto ciò che ci siamo lasciati alle spalle sia meglio di quello che possiamo trovare adesso.

Se, invece, pensiamo al passato come ad uno specchio nel quale possiamo vedere come siamo oggi, quello che abbiamo a nostra disposizione, quello che ci servirebbe e quello a cui possiamo tranquillamente rinunciare, allora il passato diventa la chiave con cui aprire la porta del presente, cambiarlo, migliorarlo e proiettarsi verso il futuro. Ed è questo l’approccio seguito dai Secret Shame nello specchiarsi nelle sonorità post-punk e darkwave degli anni Ottanta, in un’architettura a metà strada tra gli edifici di cemento d’ispirazione sovietica di Berlino Est ed il cielo grigio della Manchester dei Joy Division.

La poesia vive aldilà del tempo e dello spazio, delle nostre definizioni e delle nostre teorie; le è sufficiente anche un’unica anima che sia ancora capace di emozionarsi ed oltrepassare il muro che ci sbarra il cammino. La bellezza e l’attualità di “Dark Synthetics” è semplicemente questa: riuscire a risvegliare i sensi sopiti, mentre le linee di basso e la voce di Lena trasportano gli ascoltatori aldilà di quel muro che ci impediva di vedere come fosse fatto l’orizzonte.

È il potere liberatorio della musica: non quello di indicare la strada da percorrere, ma quello di mostrare l’esistenza di altre strade, di altre scelte, di altre possibilità, oltre quelle che, solitamente, ci dicono siano le uniche giuste, le uniche possibili, le uniche percorribili. Questo atteggiamento impositivo condiziona e spesso fa del male soprattutto alle persone più fragili ed indifese, le quali varcano, senza rendersene conto, la soglia della malattia mentale o finiscono imprigionate nella spirale mortale dell’abuso di droga.

La band americana non ha paura di sollevare il coperchio di questo vaso di Pandora che la nostra società individualista e consumista vorrebbe, invece, tenere perennemente chiuso in modo tale da non farci fare troppe domande, da non farci distrarre da quelle che debbono essere le nostre esistenze scandite unicamente dal prodotto e dal consumo, dal denaro e dall’acquisto, finché un bel giorno scopri che sei troppo vecchio e che qualcuno ha preso il tuo posto.

È questa la vera oscurità, quella di cui dobbiamo assolutamente liberarci. Ed allora ben venga tutto quello che ci fa sentire vivi, che ci fa conoscere meglio non solo gli altri, ma anche noi stessi, come un buon disco o un concerto. La vera vita è questa, risuona nelle melodie gotiche dei Secret Shame, nella loro nostalgia e nella loro spavalderia, in quel voltarsi indietro per misurarsi con il proprio presente ed influenzare così il proprio futuro.

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About The Author

Michele Sanseverino, poeta, scrittore ed ingegnere elettronico. Ha pubblicato la raccolta di favole del tempo andato "Ummagumma" e diverse raccolte di poesie, tra le quali le raccolte virtuali, condivise e liberamente accessibili "Per Dopo la Tempesta" e "Frammenti di Tempesta". Ideatore della webzine di approfondimento musicale "Paranoid Park" (www.paranoidpark.it) e collaboratore della webzine musicale "IndieForBunnies" (www.indieforbunnies.com).

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