Quando sentiamo parlare di anni Ottanta ci vengono, quasi sempre, in mente i suoni sintetici ed artificiali di quel colorato pop-rock che dominava incontrastato le classifiche dell’epoca. Ma quegli anni furono caratterizzati anche da fenomeni musicali ed artistici più “sotterranei” ed ai tempi meno noti: alcune band mutuarono la propria estetica, la propria poetica e le proprie sonorità dal glam e dal post-punk, dalle pellicole horror e noir, dai versi sepolcrali di poeti quali Edward Young, Thomas Gray, George Gordon Byron o Percy Bysshe Shelley e dalle opere letterarie di autori quali Edgar Allan Poe, Bram Stoker, H.P. Lovecraft o Mary Shelley.
Questo fenomeno, con tutte le sue diverse sonorità, influenze e tendenze, oggi è conosciuto come gothic rock e tutti hanno almeno sentito solamente nominare band del passato come i Bauhaus, i Sisters Of Mercy o i Damned, ma, all’inizio, era tutto molto più nascosto e sconosciuto, almeno finché non giunse il grande successo commerciale di band come i Cure o i Depeche Mode. Oggi tutto ciò è alle spalle, tante band sono divenute parte integrante della storia del rock ed anche quel boom commerciale si è estinto, ma ciò nonostante l’anima più oscura, torbida ed inquieta del rock continua a vivere, spesso nascosta, conservando la poesia dei suoi crepuscoli e, come recitano i versi di Edgar Allan Poe nella poesia “Un sogno”, perdendosi nelle sue visioni notturne a metà strada tra l’illusione e la realtà, il cuore e la ragione, la vita e la morte: “In visioni di notturna tenebra / spesso ho sognato svanite gioie / mentre un sogno, da sveglio, di vita e luce / m’ha lasciato col cuore implancato”.
I “Black Angel”, con il loro recente “The Widow”, con le proprie ossessioni e le classiche sonorità dark e post punk, rientrano a pieno in questi versi, in quella fioca luce che si agita e tremola durante le lunghe notti di tempesta (The Widow, Black Angel – 26 Aprile 2019, Solid Recordings).
La stessa tempesta che i brasiliani Tomb Of Love hanno saputo trasformare e plasmare a proprio piacimento, con l’EP “Reminder Of Our Failure”, mostrando come l’impeto, l’intensità e la ferocia del death e del doom metal possano essere diluite ed innestate, con naturalezza e grazia, su scenari e panorami d’ispirazione dark (Reminder Of Our Failure, Tomb Of Love – 11 Febbraio 2019, Resitência Underground Prods.).
Mescolare le diverse influenze è un po’ come intrecciare le diverse scene di un film, dare loro un senso spaziale e temporale; costruire così la propria narrazione, una narrazione che può essere cinematografica e musicale, acustica e visuale, sonora e verbale, emotiva e mentale, ordinata e caotica, immaginifica e razionale, proprio come accade nel mondo cupo e visionario che fa da sfondo ai “The Kentucky Vampires” ed il loro omonimo album (The Kentucky Vampires, The Kentucky Vampires – 17 Novembre 2018 From the Coffin Productions).
Perché è difficile comprendere la luce se non si conosce anche il buio, così come è quasi impossibile apprezzare la nostra stessa vita, i rapporti umani sui quali possiamo fare affidamento, i nostri legami con alcuni luoghi ed alcune persone speciali, se non comprendiamo davvero – spesso, purtroppo, soffrendo e perdendo – cosa sia l’abbandono, cosa sia la solitudine, cosa sia la fine, cosa sia il lutto. Solo così, forse, riusciremo ad esser capaci di lasciar andare e non dare importanza a tutto ciò che è stupido, vago o inutile, liberandoci, finalmente, da quella spirale d’ansia che ci appiattisce e impoverisce, impedendoci di trovare il finale lieto che cercano i Wax Idols di “Happy Ending” (Happy Ending, Wax Idols – 14 Maggio 2018, Etruscan Gold Records).
Comments are closed.