domenica, Dicembre 22, 2024
Il Parco Paranoico

Terminal, submeet

Mik Brigante Sanseverino Febbraio 3, 2020 Dischi Nessun commento su Terminal, submeet

I posti più affollati sono quelli nei quali ci sentiamo più soli, talmente soli che non riusciamo più neppure a seguire il flusso dei nostri pensieri. Ed allora, avendo perduto anche la nostra blanda interiorità, non ci rimane che lasciarci trasportare dagli altri, gli estranei che non ci degnano neppure di uno sguardo, la cui indifferenza ci sgomenta e ci sotterra, mentre le loro voci, ormai indistinguibili, diventano il malinconico rumore in cui ci perderemo. Eppure basterebbe davvero poco per ritrovare sé stessi, basterebbe una parola, un atto di gentilezza, un sorriso, qualsiasi cosa che ci farebbe sentire umani, circondati da altri esseri umani, in un viaggio che resta difficile, spesso ostico, doloroso, ma che non deve essere necessariamente solitario.

Ed è proprio da queste considerazioni “terminali” che i submeet, band italiana proveniente da Mantova, costruiscono la loro tela musicale nella quale sonorità crude, rumoristiche ed industriali si mescolano, da un lato, con taglienti divagazioni post-punk e, dall’altro, con la cupezza, la nostalgia ed il decadente romanticismo della darkwave, dando vita ad una vera e propria onda oscura che ci travolge, portandoci lontani gli uni dagli altri e lasciandoci così vuoti da perdere anche la compagnia compassionevole dei nostri peggiori fantasmi.

La solitudine è vuoto ed il vuoto può essere solamente riempito. Un modo per farlo può essere il rumore, i feedback e le distorsioni, questi dieci brani che prendono via, via forma concreta e consistenza per “terminare” nell’epilogo finale di “Audiodrome”, riuscendo a ritrovarsi nel vagare senza meta, a costruirsi uno scopo e persino a condividerlo con chi, come noi, non accetta la disturbante ed omologante condizione del passeggero il cui unico compito è occupare uno spazio, quello del terminal, spendere un tempo, quello di cui dispone, senza chiedersi cosa c’è dietro tutte queste luci abbaglianti, queste merci inutili, questi schiamazzi frenetici che avvolgono, ormai, il nostro mondo, appiattendo e demolendo tutto ciò che suona, parla, pensa, scrive, ama, prega, sogna, dubita, piange, ride, mangia, dorme, scopa, cammina, corre, vive, muore in maniera diversa.

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About The Author

Michele Sanseverino, poeta, scrittore ed ingegnere elettronico. Ha pubblicato la raccolta di favole del tempo andato "Ummagumma" e diverse raccolte di poesie, tra le quali le raccolte virtuali, condivise e liberamente accessibili "Per Dopo la Tempesta" e "Frammenti di Tempesta". Ideatore della webzine di approfondimento musicale "Paranoid Park" (www.paranoidpark.it) e collaboratore della webzine musicale "IndieForBunnies" (www.indieforbunnies.com).

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