L’utopia celebrale dei Deaf Proof è un non-luogo nel quale, sempre più spesso, le persone comuni, i ragazzi, oggi, tendono ad isolarsi e restare, drammaticamente, soli. Un vero e proprio isolamento emotivo nel quale i singoli individui – pur facendo parte di un mondo fluido, iper-tecnologico e super-connesso, un mondo in cui basta un semplice click per entrare in contatto con qualcuno dall’altro lato del pianeta – non riescono più ad esprimere in maniera naturale i propri sentimenti e si chiudono nelle proprie camere ovattate in compagnia delle sempre più sofisticate e spersonalizzanti diavolerie elettroniche che le “big company” mettono loro a disposizione.
“Brain Utopia”, il primo lungo brano del disco, ci risucchia, in maniera feroce e spietata, in questo non-luogo senza tempo, nel quale i nostri sensi sono drogati, assuefatti e resi prigionieri. Ci sembra di stare meglio, di “vivere” in piccoli paradisi personali, di distaccarci da tutte le brutture e le ingiustizie del nostro mondo. Ma, in realtà, questo nostro isolamento non fa altro che rendere più forti e più potenti coloro che su queste brutture e su queste ingiustizie hanno costruito, appunto, il proprio potere, la propria forza e la propria ricchezza.
I Deaf Proof, con i loro suoni aperti e spaziali, con i momenti delle distorsioni, dei feedback e dei fuzz più selvaggi e con i passaggi più pacifici, ipnotici e riflessivi, vogliono risvegliarci, ci spingono ad uscire dalle nostre splendide e fragili bolle di sapone per riprendere contatto col mondo reale, per assaporare e toccare tutto quello che ci circonda. Certo, potrebbe non piacerci, potrebbe farci soffrire, potrebbe farci sentire meno sicuri e meno protetti, rispetto quelle nostre belle camerette comode e colme di distrazioni mentali, ma è l’unico modo di cui disponiamo per far sentire la nostra voce, per avere ancora una vita da vivere, dei luoghi reali da visitare, un tempo reale da consumare a proprio piacimento e, soprattutto, per far capire a chi ci comanda che noi siamo qui, vigili e con gli occhi della mente, finalmente, aperti.
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