Una volta io ed un mio amico, dopo aver assistito ad un loro concerto, passammo un’intera notte in una cabina telefonica. Faceva un freddo terribile, a Roma, quel giorno; e noi, non avendo un’auto o qualcuno che ci accompagnasse, ci eravamo mossi in treno dal paese in cui vivevamo; avevamo speso i pochi soldi in birre e solo grazie all’autostop ci eravamo spostati dal locale in cui si era tenuto il concerto – che non ricordo più quale fosse – alla stazione Termini. La stazione era chiusa ed il primo treno sarebbe partito dopo varie ore. Dunque, dopo aver vagabondato un po’ nei dintorni della stazione e fatto quegli improbabili incontri – che si sarebbero trasformati in serate di futuri racconti alcolici al pub – la cosa migliore, per resistere alla gelida umidità notturna, ci sembrò quella di chiuderci in una cabina telefonica. Sì, all’epoca, c’erano ancora cabine in giro; credo fosse l’autunno del 1996, ma potrei sbagliarmi di qualche mese.
[GM] Il nostro enigmatico trasporto verso i Prozac+ sfuggiva, a quei tempi, ad ogni ragione. Non so se fosse amore o innamoramento; ma, in fondo, che differenza fa?
[Angelo] Oggi, le nostre azioni, le nostre parole, i nostri comportamenti non sono più naturali, ma sono i figli del perverso totalitarismo della visibilità. Una visibilità che, spesso, i potenti di turno trasformano in una pericolosa e diabolica forma di sorveglianza. Riuscire ad essere invisibili, dunque, diventa un vero e proprio atto di ribellione, ma esso non può essere permanente, deve durare il tempo necessario ad uscire dalla portata dei loro spietati radar ed a ritrovare la leggerezza perduta.
[Superdotato] Ed assieme alla leggerezza ritroveremo il possesso delle nostre scelte, liberandole dai condizionamenti esterni, dai luoghi comuni e soprattutto da una visione sessista del mondo, una visione nella quale uomini artefatti debbono provare, a sé stessi ed agli altri, la propria inconfutabile virilità, anche attraverso azioni intimidatorie, stupide, inutili e violente.
[Un minuto per sempre] Ma scegliere è difficile e può diventare pesante. La paura di sbagliare ci può rovinare la vita. Cosa fare? Seguire il proprio istinto, lasciare che sia solamente il cuore a decidere oppure rischiare di finire paralizzati e vivere, per sempre, lo stesso identico ed interminabile momento? [Sognare] Forse sarebbe più facile non pensare più a nulla, chiudere semplicemente gli occhi e non svegliarsi mai più.
[Hey dottore] Trasformare tutto in un sogno; vivere in una dimensione che sia al di sopra del bene e del male, nella quale non c’è più alcun bisogno di dare spiegazioni, di fornire alibi, di convincersi della bontà dei propri ragionamenti o di dover dare una giustificazione valida ai propri errori [Gioia nera].
[Il mondo di Piera] Un mondo così sarebbe un mondo costruito attorno ai nostri bisogni; un mondo in cui facciamo valere solamente le nostre regole, ma per quanto possa apparire conveniente vivere in un bel paese delle meraviglie, non potremo mai sottrarci alla lotta contro il tempo, né a quegli atti impulsivi dettati dalla curiosità umana e dalla voglia di scoprire e conoscere cosa ci sia aldilà di quella minuscola porta.
[Acustica stonata] Conoscere, infatti, è esprimere sé stessi, interrogarsi su ciò che ci circonda, accettare i cambiamenti e le trasformazioni, non avere più paura del tempo, ma servirsene per raggiungere i propri obiettivi, senza preoccuparsi di sbagliare, di soffrire o di dover tornare indietro.
[Tainted love] Mi mancherai, ma sono convinto che tu abbia solamente cambiato posto, tutto qui. Nessuno potrà mai cacciarti via da questi ricordi. Da tutte le emozioni che contaminano questo cuore, questi pensieri, queste parole, questi dischi, questa vita.
Ciao Elisabetta.
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