Trovare qualcosa che non si cercava, di cui non si aveva assolutamente idea dell’esistenza, ma nello stesso tempo privarsi di qualcosa che è appartenuto visceralmente alla propria intimità, lasciarlo andare via senza fornire nessuna spiegazione, senza alcuna pretesa di riconoscimento, rinunciando a ciò che, per la nostra società, è uno dei cardini fondamentali: il possesso.
C’è, dunque, qualcosa di misterioso ed allo stesso tempo affascinante nella genesi di questo disco: ricevere delle canzoni per posta, ritrovarsi a suo agio nelle loro parole e nelle emozioni che esse suscitano, decidere di farle proprie, di dar loro spessore e costruirci un album, ci fa comprendere come la poesia sia in grado di abbattere qualsiasi muro, frantumare qualsiasi distanza, oltrepassare qualsiasi ostacolo materiale. Questo è il motivo per cui questo disco e la sua poesia acquistano un corpo, una consistenza ed una finalità politica, perché ogni volta che il frutto della nostra creatività riesce a far breccia nel cuore delle altre persone, a suscitare in loro dubbi e domande, a spingerle a riconsiderare le proprie certezze, si tratta, indubbiamente, di un’azione politica.
Non sappiamo cosa ci riserva il nostro domani, scriveva Italo Calvino ne “Il sentiero dei nidi ragni”, ma ogni cosa che faremo, persino la nostra stessa morte, è un piccolo pezzo di storia, qualcosa in grado di influenzare non solamente il mio apparentemente insignificante futuro, ma quello del genere umano. Nessun nostro pensiero, quindi, andrà perduto; questo album ne è la testimonianza fisica perché riesce a riportare in superficie sentimenti, idee, riflessioni personali, ricordi misteriosi e trasformarli in un patrimonio comune da cui attingere conforto; in uno specchio che possa aiutarci a comprendere come siamo fatti, cosa possiamo cambiare, cosa dobbiamo trattenere e cosa, invece, dobbiamo lasciar andare via.
In tutti noi c’è un mondo invisibile, silenzioso ed appartato e queste canzoni ci aiutano a farlo emergere, senza aver paura di mostrare il nostro lato più negativo o più debole o più sofferente; senza aver timore del giudizio degli altri, della loro pietà o del loro disgusto. Abbiamo tutti un bagaglio interiore d’odio e d’innocenza con cui dover fare, prima o poi, i conti. Lo stesso mondo che ci circonda è stupendo e meraviglioso, le leggi che lo pervadono e che ne regolano il funzionamento sono la forma più pura ed incontaminata d’innocenza, ma l’altra faccia della medaglia, del loro intrinseco amore e del loro perfetto ordine, sono il caos e l’odio che abbruttiscono le nostre esistenze, disperdono il nostro tempo, limitano i nostri spazi, ci sottomettono ad aspetti puramente materiali che rispondono solamente alle leggi superficiali del mercato, dell’apparenza, dell’ostentazione sfrenata, della brama di potere e non hanno nulla a che vedere con ciò che siamo davvero e con i nostri veri bisogni umani, con ciò che cerchiamo, di notte, nel vento, con quei nomi che, sono sicuro, ritroveremo prima della fine del viaggio.
Comments are closed.