VOLUME 1: “TUTTI DENTRO. TUTTI FUORI”
In questo momento storico nel quale è necessario ed indispensabile che ciascuno faccia la sua parte, abbiamo scelto una serie di performance live che potete guardare tranquillamente restando a casa. Buon ascolto e buona lettura.
Preoccupations, live in the KEXP studio (11 Maggio 2018)
Come deve essere il progresso? Paranoico? Frenetico? Sfrontato? Strafottente? Il post-punk dei Preoccupations ha, spesso, rivolto il suo sguardo indagatore verso il capitalismo sfrenato del nuovo millennio, verso la sua etica sdrucciolevole, verso gli esosi pedaggi che esso comporta, sempre più frequentemente, in termini di sanità mentale, depressione, corsa forsennata verso la propria autodistruzione. Droghe e solitudine è questo il terreno più fertile per far crescere l’odio e la rabbia e poi annaffiarli con le menzogne di un Sistema il cui unico obiettivo è farci sentire perennemente insoddisfatti e venderci, come assolutamente necessario, ciò che non ci serve, ciò che non ci è utile, ciò che ci fa stare male, ciò che ci tiene ferocemente soggiogati.
Algiers, live in the KEXP studio (19 Giugno 2015)
Ciascuno di noi ha meno tempo per parlare con gli altri; per ascoltare ciò che essi hanno da dirci; per leggere ed informarsi; per nutrire il proprio spirito critico. “Eccesso” è questo l’aggettivo più adatto a descrivere la nostra società; è tutto così caotico e disordinato. La musica degli Algiers, il loro rock sperimentale e ipnotico, tenta di descrivere l’assenza di equilibrio, riducendo la poesia ad uno straccio logoro e consumato, iniettando robuste dosi di oscurità nelle proprie sonorità, mentre ogni cosa che avevamo sembra sfuggirci di mano e ci sentiamo, di conseguenza, sempre più muti, sempre più ciechi, sempre più fermi, sempre più privati persino dei propri pensieri e dei propri sentimenti.
Fontaines D.C., live in Glastonbury Festival (28 Giugno 2019)
C’è una violenza silenziosa attorno a noi, è talmente subdola da penetrare in ogni aspetto, anche il più intimo, delle nostre esistenze e metterle a soqquadro. Una violenza che si diffonde proprio come farebbe una buffa filastrocca, riuscendo ad espandersi ed imporsi soprattutto laddove le difficoltà per sbarcare il lunario sono più evidenti; laddove è difficile avere un lavoro dignitoso e stabile; laddove è impossibile realizzare i propri sogni; laddove la dignità è solamente un miraggio; laddove non si progetta alcun futuro, ma si vive un eterno ed atroce presente, pieno di luoghi comuni, programmi televisivi scadenti, razzismo, fumo e colesterolo. Intanto i Fontaines D.C ci mettono l’anima, un’anima che ha il sapore del tradizionale folk irlandese, del punk urbano di periferia, dei Clash e della new wave.
Aurora, live in Nidarosdomen (Nidaros cathedral), Trondheim, Norway (2 Novembre 2017)
Il processo globale di abbruttimento sociale mostra il suo aspetto peggiore soprattutto nei confronti del nostro pianeta. L’elettro-pop di Aurora si trasforma nella voce interiore del mondo; quella voce che ci rifiutiamo, puntualmente, di ascoltare, perché troppo assorti a quantificare il denaro che potremmo guadagnare con le deforestazioni, con il petrolio, con il carbone, con le terre rare, con gli allevamenti-lager, con gli interventi genetici, per poi fingerci povere vittime quando l’ennesima bomba virale esplode nelle nostre città inquinate e sovraffollate. Cos’è il salto di specie se non il risultato finale delle nostre ottuse politiche economiche e dei nostri comportamenti abominevoli nei confronti della natura e delle altre specie viventi?
Interpol, live in TRNSMT festival (1 Luglio 2018)
Non amiamo altro che noi stessi, questa è la verità che ci sbattono sul muso gli Interpol. Il vero pilastro su cui abbiamo costruito la nostra visione del mondo è un enorme e cinico edonismo. Sacrificheremmo tutto, pur di ottenere potere, fama e successo; per essere celebrati sulle piattaforme social e per essere riveriti ed adulati come degli antichi déi. Ma gli déi erano creature immortali; noi, invece, siamo soggetti al tempo, invecchiamo e ci ammaliamo, siamo esseri fragili e nonostante la nostra tanto decantata tecnologia, nonostante il progresso scientifico, nonostante la rete globale sulla quale abbiamo basato la nostra felicità, non siamo poi così diversi da quei nostri antenati che vivevano in gelide caverne e si riscaldavano attorno al fuoco.
The Murder Capital, live at Song van het Jaar (6 Dicembre 2019)
Da quando abbiamo fatto la nostra comparsa su questa Terra, l’unica compagna che non ci ha mai abbandonato è stata lei: la dama vestita di nero; è lei che ha impersonificato le nostre paure e ci ha rammentato la nostra debolezza, la nostra impotenza, il fatto che qui siamo solamente dei passeggeri e che solo l’amore, alla fine, è ciò che può fare davvero la differenza. Purtroppo, però, oggi, di lei ci siamo dimenticati; siamo convinti che le cose peggiori debbano sempre succedere altrove, a qualcun altro. Pensiamo di essere speciali, semplicemente perché abbiamo delle bellissime case, delle auto veloci, dei quartieri puliti in cui vivere e frequentare gli amici, degli ospedali efficienti, dei lavori dignitosi, degli ottimi conti in banca, nonché le ferie pagate ed un’ottima e veloce rete in fibra ottica. Finché, un giorno, la ritroviamo intenta a girare per le strade delle nostre città, la vediamo soffermarci a fissare il nostro bel giardino e ne rimaniamo terrorizzati.
Girl Band, live in the KEXP studio (8 Novembre 2014)
Ed ecco, dunque, che arriva il panico e con esso distruggeremo, totalmente, quei deboli e sfilacciati legami di solidarietà che esistevano ancora tra noi. L’estraneo, ora, non è più solamente il diverso o il povero, ma diviene chiunque sia aldilà della nostra porta di casa; egli è l’untore, il reietto, la minaccia, il morbo che vuole devastare le nostre pacifiche e benestanti esistenze. I Girl Band danno alla psicosi un corpo musicale, la trasformano in assoli stridenti che assaltano brutalmente i nostri sensi; in ritmiche che pulsano come crudeli emicranie, senza più alcun controllo, mentre, tutt’intorno a noi, l’arroganza collassa, portandosi con sé i suoi falsi miti di progresso, le sue manie e tutte le sue bugie.
Public Image LTD, live in Cité de la Musique, Paris (23 Ottobre 2013)
Non esistono piccole oasi isolate nelle quali essere al sicuro è questa la verità. O ci salveremo tutti. O andremo tutti a fondo dei nostri deprimenti inferni e non ci sarà nulla che potrà salvarci: né l’odio gratuito, né la cocaina, né i quattrini. Questa verità, questo essere “tutti dentro” o “tutti fuori”, musicalmente si trasforma, con i Public Image LTD, in una miscela esplosiva e dirompente di dub e post-punk, di disco-music e funk, di anarchia e partecipazione sociale. Adesso che il virus è tra noi, nelle nostre città, è giunto il tempo dell’estetica spartana dei PiL, delle loro linee di basso crude, delle loro atmosfere minimali ed essenziali, in grado di risuonare assieme al nostro ritmo cardiaco e ricordarci ciò che siamo. Solo se ciascuno farà la sua parte, potremo impadronirci, nuovamente, del nostro futuro.
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