VOLUME 4: “GLI EROI NON ESISTONO”
In questo momento storico nel quale è necessario ed indispensabile che ciascuno faccia la sua parte, abbiamo scelto una serie di performance live che potete guardare tranquillamente restando a casa. Buon ascolto e buona lettura.
Alcest, live at Wacken Open Air (5 Agosto 2016)
I toni oscuri e le rumorosità degli Alcest aprono la strada a sonorità più melodiche ed inquiete e danno corpo ed anima a quelle domande a cui, spesso, abbiamo timore di rispondere. Se il nostro “io” migliore non fosse celato nel nostro inconscio, ma andasse cercato fuori? Se il nostro “io” migliore non volesse essere continuamente misurato, nè essere costretto a misurarsi in base a quegli schemi che la società, di cui facciamo parte, ci indica come giusti e corretti? Perchè sacrificare la risorsa più preziosa, il nostro tempo, per svolgere quello che è solo un ruolo, ma non ha nulla a che vedere con la vera essenza dell’essere umano? Se abbandonassimo questo ruolo, se ci togliessimo questa maschera, forse potremmo trovare quell’essenza depurata da ogni egoismo e potremmo vivere una vita vera e piacevole, piuttosto che una finta e giusta.
A Perfect Circle, live at Lollapalooza festival, Brazil (30 Marzo 2013)
Il rock crepuscolare degli A Perfect Circle ha messo spesso il dito nelle nostre ferite aperte ed ha sfidato quei meccanismi sociali che ci spingono a negare le enormi falle del mondo perfetto che abbiamo contribuito a costuire. Un diniego sistematico e razionale atto a proteggere noi stessi e le nostre relazioni sociali, basato sull’identificare di volta in volta il nemico da incolpare e combattere. Ma questa volta ciò non è possibile, non esiste né uno stato canaglia, né un’idea estremista, né un despota paranoico da poter sacrificare sull’altare del neoliberismo e della deregulation, ci siamo solo noi: gli esseri umani da un lato ed un nemico invisibile dall’altro.
Sleep, live at Regency Ballroom (4 Marzo 2016)
Da qui al Far West il passo potrebbe essere breve; sparare contro chiunque e chiudersi in un cerchio sempre più piccolo, sempre più piccolo, finché, un bel giorno, non ci ritroviamo soli. Ma il singolo, la persona, l’individuo può esistere solo se è parte di un tutto, di una collettività. Attraversare il deserto da soli, non è la migliore soluzione, non è quella più utile, non è quella più efficace per uscirne. Ciò che occorre, è, invece, l’esatto contrario, una spinta psych-stoner verso l’alto, verso la Zion lunare degli Sleep: distanziare – come è corretto che sia – non significa estromettere, disconoscere, abbandonare.
John Carpenter, live at The Palladium, Los Angeles (31 Ottobre 2017)
L’orrore ci trasforma, è quello che ci insegna John Carpenter, sia con il suo cinema, che con la musica che lo accompagna. Ciò che è estraneo ed imprevedibile genera in noi orrore e l’orrore, a sua volta, genera la negazione della verità, la follia, la paura, la violenza. Non siamo più noi, diventiamo degli estranei; è come se ci trasformassimo in inermi spettatori delle proprie terribili visioni e ci inabissassimo sempre più verso l’assurdo, quell’assurdo magistralmente rappresentato ne “Il seme della follia”.
Chelsea Wolfe, live at Øya Festival (10 Agosto 2018)
Gli eroi non esistono, scriveva Bukowski. Così come non esistono i geni o i così detti salvatori della patria. Ognuno, in fondo, non fa altro che tirare a campare e se ci riesce ha avuto fortuna. Tutto qui. Ed è così, siamo noi ad aver bisogno di eroi, soprattutto perché non riusciamo a capire come possa esistere qualcuno che decida di sacrificarsi, di restare al suo posto, di assistere degli sconosciuti ed ammalarsi, spesso, a sua volta. Ci siamo talmente abituati alla brutale violenza dei nostri politici e di coloro che ci governano da esserne assuefatti e le sonorità dark e scheletriche di Chelsea Wolfe ce lo sbattono dritto in faccia: ci servono eroi perché abbiamo dimenticato cosa dovrebbero essere gli uomini.
Nick Mason’s Saucerful Of Secrets, live at Forum, Copenaghen (3 Settembre 2018)
Quando non sappiamo più chi siamo, è bene guardare al proprio passato. Non per trasformarlo in una gabbia dorata nel quale sentirsi al sicuro dalle minacce del presente e dalle incertezze del futuro e nella quale perdersi nelle sonorità suadenti ed ipnotiche dei Pink Floyd più lunatici e barrettiani, ma per riappropriarci del coraggio, della determinazione, della volontà, che abbiamo perduto. Il tempo non sarà mai dalla nostra parte, esso non si cura delle nostre richieste, dei nostri bisogni, delle nostre paure, ma possiamo servircene come uno specchio che ci mostri la verità, che ci faccia vedere quello che siamo, quello che abbiamo nel cuore, quello che possiamo fare e quello che ci servirebbe fare per migliorare la nostra condizione.
Electric Wizard, live at Events Center Mandalay Bay Resort & Casino, Las Vegas (16 Agosto, 2019)
Quello che stiamo vivendo è un punto di svolta, il virus ha messo in crisi la nostra identità e quello stile di vita malsano che era diventato la nostra normalità. Nulla sarà più come prima; di conseguenza, la nostra tanto decantata normalità dovrà cambiare. Ci vorrebbe una sferzata doom, dura e rabbiosa, come quella degli Electric Wizard, una scossa elettrica che ci risvegli dal torpore. Non sappiamo in che modo cambierà, non sappiamo se le rinunce di questi giorni, le limitazioni alla propria libertà individuale, saranno l’inizio di un nuovo mondo o serviranno solamente a qualcuno per consolidare le proprie posizioni di potere. Quando tutto sarà finito avremo una scelta da compiere, vorremo continuare a essere “normali” o proveremo a cambiare davvero?
Kate Tempest, live at Glastonbury festival, (23 Giugno 2017)
Il cambiamento passerà attraverso le nostre parole ed i nostri comportamenti. Il cambiamento sarà misurato in termini di impegno sociale. Il cambiamento sarà la risposta alle domande che fa Kate Tempest, riguardo a ciò che ne sarà della nostra istruzione pubblica; cosa faremo nei confronti degli immigrati, dei poveri, degli emarginati, dei senzatetto; come renderemo più pronto e funzionante il sistema sanitario nazionale; come tuteleremo tutti coloro, ad iniziare da molte classi di lavoratori, che oggi non lo sono affatto. Il cambiamento non è solo una parola con cui riempire i testi delle poesie o delle canzoni, il cambiamento è una scelta e come accade in tutte le scelte sarà necessario fare delle rinunce e piegare delle resistenze. Avremo abbastanza coraggio?
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