Ultimamente le nostre giornate sono scandite da bilanci drammatici, da numeri dietro i quali vi sono persone che muoiono sole, private di un’ultima parola di conforto, di un ultimo momento di intimità, dell’ultimo addio ai propri cari.
Ed è proprio in questi momenti tragici, come scrivono Trent Reznor ed Atticus Ross sul sito ufficiale dei Nine Inch Nails, che tutti, anche coloro che si dichiarono anti-sociali e preferiscono restarsene per i fatti propri, provano il bisogno di sentirsi connessi agli altri. La musica e l’arte in generale, sono, indubbiamente, strumenti attraverso i quali persone distanti fisicamente possono sentirsi vicine, possono sentirsi accomunate da una medesima passione, che consenta loro, non solo di scambiare idee ed opinioni, ma soprattutto di mettere in condivisione esperienze, sentimenti, emozioni, stati d’animo, timori, ricordi, vite. Il passo successivo, aldilà di queste considerazioni, è stato, quindi, quello di rendere disponibile al download gratuito, i due nuovi album dei NiN: Ghosts V e Ghost VI. Il primo denominato, esplicitamente, “Together”, ossia “assieme”, perché è così che dovremmo sentirci, soprattutto nei momenti di estrema difficoltà; ed il secondo denominato “Locusts”, ossia “locuste”, la cui voracità è ben nota sin dai tempi antichi.
Ghosts V è dominato da suoni ambient, atmosferici e rarefatti, ai quali, però, è impossibile sottrarsi. Ti catturano, ti fanno librare in volo e tu ti senti sempre più leggero, sempre più consolato, sempre più distante, sempre più salvo. Intanto il mondo sotto i tuoi piedi è piccolo, non può farti più male, non può più stringerti tra le sue fauci affilate e minacciarti di morte. Da lassù, inoltre, tu hai la possibilità di avere un quadro d’insieme, puoi renderti conto della devastazione e della sofferenza che le locuste di Ghosts VI hanno diffuso sulla Terra, senza lasciarsi minimamente impressionare dai nostri muri e dai nostri confini; dai nostri divieti; dalle nostre frontiere; dal nostro conto in banca, dalla fama o dal potere che abbiamo accumulato; da quanto fossero alti, ben difesi e possenti i cancelli delle nostre belle e comode case. Tutto quello che vedi da lassù si trasforma in sonorità più oscure, morbose e drammatiche; la leggerezza è solo un ricordo remoto, ora sei di nuovo a casa, sei di nuovo solo, sei di nuovo alle prese con questo morbo che divora e consuma tutto ciò che trova sul suo cammino. Ma, a differenza di prima, sei consapevole; sai che oltre le pareti di casa, oltre la strada, oltre il tuo quartiere, il tuo paese, la tua città, oltre il silenzio che avvolge ogni cosa, ci sono altre persone, più o meno forti, più o meno indipendenti, più o meno coraggiose, più o meno consapevoli, che si trovano, esattamente, nelle medesime condizioni, se non peggiori. Dunque, è il momento di connetterci, di creare una vera rete sociale che si sovrapponga a quella virtuale e possa servirsi delle immense possibilità che essa offre, affinché ciascuno di noi, partendo proprio dai più deboli, dai più indigenti, dai più anziani, non si senta più solo ed abbandonato a sé stesso.
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