venerdì, Novembre 22, 2024
Il Parco Paranoico

Let It All In, Arbouretum

Mik Brigante Sanseverino Marzo 27, 2020 Dischi Nessun commento su Let It All In, Arbouretum

Gli Arbouretum hanno il sapore delle sonorità acide e psichedeliche degli anni Settanta; delle divagazioni sperimentali space-rock; delle tradizioni e dei paesaggi rurali country-blues; di un pulsante cuore folk-rock elettrico, di storie intrise di poesia e spiritualità che mettono l’essere umano a confronto con la sua storia passata, con le sue radici più antiche e tribali, con la scienza e la tecnologia di cui oggi può disporre, con l’impatto che esse hanno sulla natura, sugli altri esseri viventi, sulle città, sulla società civile, sulle classi politiche.

I brani del disco sono strettamente connessi tra loro, così come è, nel bene e nel male, il mondo di oggi. “How Deep It Goes” riflette sul nostro rapporto con coloro che gestiscono e diffondono informazioni e conoscenza, con un sistema di potere e di governo che, spesso, tende ad offuscare, diluire e plasmare la Verità.

Lo vediamo tutti i giorni, ogni qual volta che si parla di cambiamenti climatici, di alterazione di quei fragili e complessi equilibri che in “High Water Song” si trasformano in qualcosa che arriva a stravolgere le nostre piccole esistenze, devastando tutto ciò su cui le avevamo basate: una casa, un quartiere, un lavoro, dei rapporti affettivi e sociali. Non c’è più nulla, l’acqua o il fuoco, il vento o la terra, hanno spazzato via ogni cosa e noi, nonostante tutta la nostra scienza e la nostra tecnologia, non abbiamo potuto fare niente per impedirlo. Incendi, uragani, terremoti, nubifragi non sono altro che le reazioni della natura alla rottura di antichi equilibri.

Intanto il mondo esterno, attraverso la rete globale, attraverso tutta una serie di dispositivi definiti “smart”, attraverso codici sorgente, password, portali, piattaforme, applicazioni, script, social forum, entra, prepotentemente nelle nostre vite e noi glielo facciamo fare, perché ci convinciamo che tutto ciò migliora la qualità delle nostre vite e ci dà più controllo, ma, in realtà, è proprio in questo modo e cioè lasciandoli entrare nella nostra intimità, che noi perdiamo il controllo delle nostre scelte.

Gli Arbouretum guardano al passato, alle lunghe cavalcate progressive-rock, al post-rock tagliente degli anni Novanta; ad un tempo che sembrava scorrere più lentamente, se confrontato con i ritmi ossessivi odierni; ad una occupazione più profonda del proprio spazio vitale, mentre ora è tutto più angusto, tutto più ristretto, tutto in miniatura, tutto così transitorio. Ma non si tratta di malinconia o di un semplice revival di suoni passati, la band americana è conscia del proprio presente, così come delle ombre che minacciano il proprio futuro; sceglie, deliberatamente, di liberare il tempo e lo spazio, di dar loro più ampio respiro, di ripartire dall’intensità del rock nel suo miglior periodo storico per indagare, in maniera originale, l’animo dell’uomo moderno, per renderlo partecipe della potenza comunicativa di un’alba o di un tramondo, liberandolo da tutte quelle sovrastrutture artificiali che gli impediscono di stupirsi della profondità di un orizzonte, di un mare impetuoso, di un cielo terso, imprigionandolo nelle luci artificiali di uno schermo a 4K. 

Ascoltare “Let It All In” è come avere tra le mani una vecchia fotografia, soffermarsi sui dettagli, farli propri, ricomporli sullo sfondo urbano delle nostre città per dare vita a qualcosa che sia, allo stesso tempo, intimo e nuovo, familiare e misterioso, pacifico ed emozionante.

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About The Author

Michele Sanseverino, poeta, scrittore ed ingegnere elettronico. Ha pubblicato la raccolta di favole del tempo andato "Ummagumma" e diverse raccolte di poesie, tra le quali le raccolte virtuali, condivise e liberamente accessibili "Per Dopo la Tempesta" e "Frammenti di Tempesta". Ideatore della webzine di approfondimento musicale "Paranoid Park" (www.paranoidpark.it) e collaboratore della webzine musicale "IndieForBunnies" (www.indieforbunnies.com).

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