Che il cercatore debba iniziare dal passato, dagli elementi fondamentali della vita, dall’acqua e dal fuoco, la sua esplorazione, con l’obiettivo finale di spezzare le catene materiali che ci tengono in schiavitù ed entrare in sintonia con le leggi fondamentali dell’universo, è evidente sin da subito, dalle note che introducono questo live, registrato al Freak Valley Festival di Netphen in Germania, che sono quelle di “In The Flesh” dei Pink Floyd.
Il disco riesce a trasmettere a pieno l’intensità dell’esibizione della band californiana; il calore del pubblico, le emozioni delle persone e dei loro cuori che battono all’unisono vengono incanalate dai Great Electric Quest in onde sonore di micidiale potenza hard-rock. Da qui, il passo a cercare la verità oltre le stelle che ci sovrastano e ci fanno comprendere quanto siamo piccoli e fragili, è breve: i tre episodi di “Of Earth” sono un micidiale ed accattivante miscuglio di ruvide sonorità heavy-metal, space-rock, doom e stoner, che accelerano e rallentano continuamente il proprio ritmo, spingendo il pubblico a seguire la band nelle sue divagazioni strumentali più frenetiche, lungo i bordi remoti del cosmo, per poi ritornare, all’improvviso, qui sulla Terra e fare sì che ognuno possa guardare dentro di sé, per riflettere su ciò che abbiamo attorno e su questo mondo folle e disperato che, oggi più che mai, sembra essere davvero sull’orlo del baratro.
Ma dalle ceneri riemergerà nuovamente la vita, nulla andrà perso, il futuro ed il passato continueranno ad intrecciarsi ed autosostenersi; è il momento di “Victims of Changes”, cover dei Judas Priest, che riporta l’equilibrio dello spettacolo sulla strada solare del metal più epico, per poi ripiombare nelle atmosfere cupe e meditative di “The Madness”, sulla necessità di ritrovare la pace e la serenità perdute attraverso l’amore. L’aria, dunque, si riempie di malinconia, le chitarre diventano pugnali conficcati nella carne viva, il respiro si ferma, congela ed il destino ci appare in tutta la sua inevitabilità e drammaticità; “Wicked Hands” suona come una richiesta d’aiuto, una cometa che brucia con insofferenza nel cuore freddo e buio della notte per condurci in salvo, ancora una volta, spingendoci a superare i nostri limiti, a guardare oltre le galassie, oltre tutto quello che pensiamo di conoscere.
È il momento, quindi, di guardare in alto, perché è lì che brilla la speranza; è il momento di allontanare le mani oppressive che vogliono strangolarci, è il momento dell’ultimo omaggio che i Great Electric Quest, col cuore e la mente rivolti al futuro, fanno ai propri ascoltatori ed al nostro comune passato: “Highway Star” dei Deep Purple.
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