Noi viviamo immersi nel presente e non ci rendiamo conto di quanto siano repentini, imprevedibili, inarrestabili, a volte rischiosi, i cambiamenti del nostro mondo. Cambiamenti dinanzi ai quali non possiamo assolutamente chiudere gli occhi, altrimenti perderemmo qualsiasi percezione della realtà e di conseguenza qualsiasi possibilità di influenzarla e tentare di migliorarla: l’unica opzione, quindi, è affrontare il mondo e tutte le sue inimmaginabili trasformazioni.
Nelle canzoni che Gussie Bandelli e Tino D’Onghia, The Great Divides, hanno scritto per questo EP, “Face The World, Again”, si parte da quella che è la loro immediata realtà, il loro mondo, per ritrovarsi, alla fine, a farsi domande che non riguardano solo due ragazzi di Castlemaine, piccola cittadina nello stato di Victoria, in Australia, ma tutti noi.
Isolamento. Ma anche un forte senso di appartenenza e comunità. Gli spazi liberi ed incontaminati della loro terra che rendono ogni sapore più gustoso, ogni colore più intenso, ogni momento più lento. Suoni minimali, quasi come fossero sussurrati in confindenza all’ascoltatore che non è poi così distante dal duo australiano, ma è proprio lì, nella stessa stanza, dinanzi a loro. Atmosfere intrise di melodica dolcezza, ma anche da un’ansia ed una incertezza opprimenti per quel domani che segnerà la fine di una fase rurale e solare della nostra esistenza, per trasformarsi in altro, in qualcosa che ora ci è ignoto e misterioso.
L’architettura scheletrica del post-punk messa al servizio di fluide trame ed armonie pop sulle quali si innestano, con naturalezza disarmante, le parti verbali, un fiume rapido di parole che sono più vicine ad un accattivante spoken-world, che ad un vero e proprio cantato, e che danno ai brani una forte connotazione di verità, ma anche di precarietà. Intanto il flusso scorrevole dei dettagli ci passa davanti: si va dai paesaggi osservati attraverso il finestrino dell’autobus che compie il medesimo viaggio, da casa a scuola, all’immensità e profondità di un cielo nuvoloso, che ci sovrasta, mentre noi, ogni giorno, ripetiamo, puntualmente, le stesse piccole ed insignificanti azioni. C’è qualcosa di inebriante, ma anche di terrificante in quel cielo.
La routine dovrebbe trasmetterci sicurezza e serenità, ma allora perché ci facciamo così tante domande? Perché ci sentiamo, spesso, scoraggiati ed impauriti? Perchè abbiamo la sensazione che qualcuno ci stia portando via qualcosa che non riavremo più? Forse perché il mondo, così come lo conoscevamo, sta cambiando?
Comments are closed.