lunedì, Novembre 25, 2024
Il Parco Paranoico

Queen Of The Sin, Smoke Mountain

Mik Brigante Sanseverino Aprile 16, 2020 Dischi Nessun commento su Queen Of The Sin, Smoke Mountain

Un riff distorto di basso che risuona nel buio della notte è così che si fa introdurre la regina del peccato; con un riff minaccioso che si trasforma nella porta attraverso la quale la voce letale di Sarah Pitt entra nei recessi, altrettanto foschi e contorti, delle nostre emozioni più vere, cercando di tirarle fuori dal bozzolo di ossessioni che le protegge dai giudizi esterni per metterle a nudo ed affidarne le sorti alle dinamiche più veloci e suadenti della successiva “The Master Serpent”.

Dentro e fuori non sono più concetti e spazi distinti e separati: l’osmosi è completata dalle calde e viscerali armonie di “Midnight Woman”, mentre “Walk Alone” ha il compito di dare vita alla scintilla da cui poi si genereranno le fiamme intense ed ardenti di “Deathproof”, portatrici di vita, ma anche di morte; inizio e fine, guarigione e malattia. Il confine è davvero labile e si rischia di trovarsi dalla parte sbagliata, ma noi saremo davvero in grado di rendercene conto? Di comprendere cosa stiamo facendo ed invertire, eventualmente, la direzione presa?

Il disco è compatto ed omogeneo; ti indica un orizzonte, ma poi ti lascia vagare libero tra i tuoi stessi pensieri e ciò lo rende di facile presa sugli ascoltatori e meritevole di ascolti successivi, anche se è stato concepito e sviluppato attorno ad un’idea di base semplice, ma affascinante e quindi efficace. I riff distorti sono il vero, interessante ed indissolubile legame che unisce il passato e il futuro, ciò che è reale da ciò che è frutto delle nostre fantasie, la veglia e il sogno della ragione: da un lato c’è il groove magmatico che ha il sapore acido e psichedelico dell’heavy metal degli anni Settanta, dall’altro i desertici ed inospitali scenari doom post-apocalittici di un futuribile medioevo prossimo venturo, nel quale il nostro destino è perennemente sull’orlo sottile che separa l’essenza più nobile ed amorevole dell’umanità da un baratro di miseria, odio, istinti e pura bestialità.

Ed nel bel mezzo, tra i Black Sabbath e gli androidi Nexus.6 fuggiti dalla colonia extra-mondo di Marte, ci siamo noi, i figli di questo presente fluido che potrebbe ancora essere in grado di salvarsi e che, invece, sembra voler fare di tutto per sprofondare e smarrirsi nell’abisso dei suoi peggiori peccati. La domanda, dunque, è ancora la stessa: riusciremo a rendercene conto?

Like this Article? Share it!

About The Author

Michele Sanseverino, poeta, scrittore ed ingegnere elettronico. Ha pubblicato la raccolta di favole del tempo andato "Ummagumma" e diverse raccolte di poesie, tra le quali le raccolte virtuali, condivise e liberamente accessibili "Per Dopo la Tempesta" e "Frammenti di Tempesta". Ideatore della webzine di approfondimento musicale "Paranoid Park" (www.paranoidpark.it) e collaboratore della webzine musicale "IndieForBunnies" (www.indieforbunnies.com).

Comments are closed.