Le sonorità strumentali di matrice post-rock della band polacca incorporano, al loro interno, passaggi rarefatti, ambient ed elettronici, che ci esortano a ritrovare la sintonia smarrita con quelle dinamiche che regolano l’esistenza di ogni creatura vivente: il susseguirsi del giorno e della notte; il battito cardiaco; il respiro; l’alternarsi del sonno e della veglia.
Questo equilibrio, oggi, è sempre più fragile, corrotto e compromesso. Le ambientazioni psichedeliche di “Cycles”, infatti, non sono quelle colorate e sgargianti di un sogno, bensì si trasformano nelle grigie sfumature e nelle tenebrose allucinazioni di un incubo, per mettere in evidenza l’effetto distruttivo che una società post-industriale e neo-liberista, basata solamente sul culto dell’immagine, sul controllo delle informazioni globali e sulla centralità dell’uomo rispetto ogni altra forma vivente, può avere sul pianeta che ci ospita e su ciascuno di noi.
Stiamo tornando indietro nel tempo, alterando i ritmi ed i cicli che regolano la vita e risvegliando mali antichi che credevamo di aver debellato per sempre: l’orologio del mondo si è fermato e presto potremmo esser costretti a rivalutare ogni nostro modello ed a ripartire da zero. Dal respiro, dal battito cardiaco, dai cicli della Terra, mentre le divagazioni sonore degli In2Elements si propagano dentro e fuori di noi, guardando sia all’infinità misteriosa dello spazio, che all’intimamente piccolo e nascosto delle nostre coscienze, perché, in fondo, essi sono parte di un tutt’uno. Intanto i riferimenti di “Cycles” si fanno sempre più cosmici e cinematografici, cercando di anestetizzare l’ascoltatore dalla cacofonia e dal frenetico rumore della nostra società, per rimettere al centro del discorso le sue percezioni e la sua sensibilità, in modo che egli possa, finalmente, liberarsi ed assaporare le ondulazioni acustiche eteree e suadenti, i loop esistenziali, le sovrapposizioni strumentali, le architetture evocative dei synth.
È questa la strada per riappropriarsi del proprio tempo e per tenere nuovamente il passo con quello dell’Universo, perché quello della “società civile” sembra giunto al suo definivo collasso, avendo fagocitato ogni suo ideale politico, ogni suo riferimento etico e filosofico, ogni sua strategia economica, ogni suo modello di giustizia, equità e solidarietà e persino ogni suo mito mediatico.
Il suo ciclo, dunque, deve ricominciare.
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