Gli Pseudo Mind Hive hanno rilasciato un live integrale registrato durante il tour di presentazione del loro secondo album, “Of Seers And Sirens”, un album che mescola, efficacemente, il groove stoner psichedelico della band australiana con un solido background hard-rock che non disdegna affatto di perdersi nei meandri misteriosi ed ipnotici dello space-rock.
Il disco dal vivo, dunque, ci permette di ascoltare i sette brani che compongono l’album anche nella loro veste live: l’atmosfera è sin da subito incandescente perché “Sails At Down” è un salto ad anni luce di distanza, verso i confini remoti del cosmo; siamo dei viaggiatori e la nostra odissea sarà scandita da fuzz e distorsioni laceranti, accelerazioni improvvise e vibranti passaggi di estasi e meditazione. Saremo proiettati in una dimensione sconosciuta, cammineremo sul sottile bordo che separa il sogno dalla realtà, la vita dalla morte e spesso non sapremo se ciò che abbiamo davanti e dobbiamo affrontare è la verità o solamente una menzogna, frutto di condizionamenti esterni e delle nostre stesse paure.
“Red Earth” è l’unica concessione al passato recente della band, a sonorità evocative ed avvolgenti che hanno il sapore degli anni Settanta, prima di perdersi, con “Of Seers And Sirens”, tra le onde in burrasca che dominano le profondità più oscure e nascoste del nostro inconscio: tutto sembra farsi più pesante, più inquietante, più minaccioso, più doloroso, più metallico, fino alla liberazione sonica di “Solstice”, con la sua andatura audace e sfrenata, quasi a volerci spronare a non fermarci mai, ad osare, a non accettare limitazioni, schemi e definizioni di alcun tipo, ma ad esprimere sempre tutte le nostre potenzialità.
Le scorie, ancora calde e fumanti, delle catene che abbiamo appena spezzato sono impregnate di sonorità doom metal, ma – come semi che sono stati sepolti per il tutto il freddo inverno nel ventre morbido della madre – si aprono pian, piano a dinamiche e strutture che nel trittico “Gaze of Ptolemy”, “Equinox, “Broken Colours”, invadono il mondo altalenante, elettrico, psicotico e distorto degli Pseudo Mind Hive di elementi epici e suadenti, di matrice prog-metal, mentre all’anima più blueseggiante viene affidato il compito finale di riportare la navicella spaziale della band nelle pieghe rassicuranti di “The Dreamer’s Burning Door”, prima che lo show possa concludersi nel trionfo degli sgargianti colori della beatlesiana “I Am The Walrus”.
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