Enrique Dominguez, un vagabondo, entra in scena accompagnato da inattese sonorità orientali, che sembrano quasi cullarci, per poi trasformarsi, improvvisamente, nell’abrasivo e spigoloso stoner rock di “In The Shadow” e nei suoi riff scorbutici ed affilati. Rompere ogni schema precostituito, stravolgere ogni scena, accelerare per poi rallentare, sempre più, il tempo e renderlo qualcosa di pesante, corposo, asfissiante, denso e minaccioso.
“Era” gioca con i cambi di ritmo improvvisi, prende per i fondelli la frenesia del nostro mondo moderno, la ridicolizza, la svuota dei suoi miti ed ideali, li riduce a brandelli, raccontandoci una storia allucinante fatta di umorismo, ascensione spirituale, maschere, antiche leggende, polvere di stelle e sangue, nella quale è difficile distinguere la verità dalla menzogna. È tutto così distorto, tutto così fuggente, tutto così opinabile, si passa dall’estasi alla dannazione in un attimo, per poi ritrovarsi soli e sperduti in un vuoto enorme, nel quale ci sentiamo piccoli, impotenti, fragili, rispetto a quella che è la potenza dell’universo e l’inviolabilità delle sue leggi. È una storia fantastica nella quale ci sono minotauri e stregoni, strani cactus e viaggi nel cosmo, ma è anche la pura e cruda realtà.
I Maya Mountains strutturano e destrutturano continuamente il loro suono, passando dalle atmosfere calde, rassicuranti ed avvolgenti di matrice psych-stoner di “San Saguaro” e “Dead City”, alle lande gelide ed inospitali di “Raul” che raffreddano il nostro animo, rallentano il nostro cuore, lo stringono in una morsa agghiacciante, per poi farlo sprofondare nei meandri cosmici e spaziali di “Ufo”, in un buco nero che ci porta dritti alle sonorità pesanti e metalliche, intrise di post-grunge e romantico heavy metal, della rude “Baumgartner”, giusto un attimo prima di ritrovare la sintesi delle due diverse anime dell’album – quella stoner e quella psichedelica; quella ossessionata dal viaggio e quella desiderosa di fermarsi a meditare; quella che tenta di preservare uno schema di riferimento, un punto d’equilibrio, un baricentro esistenziale e quella che, invece, brama distruggerli per sempre – nel brano finale “El Toro”.
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