“I said, Hello Satan, I believe it’s time to go”, recitano i versi di “Me and the devil blues”; è tempo di andare, non importa dove siamo adesso, se immersi nella nostra frenetica routine quotidiana, se seduti comodamente nel salotto di casa nostra o al centro di un polveroso crocevia del Mississippi, è giunta l’ora di scavare dentro di noi, di raggiungere ogni istinto, ogni sogno, ogni paura e proiettarli nello spazio cosmico, nei suoi meandri più misteriosi ed ignoti, mentre un’energia antica e primordiale, fatta di blues e psichedelia, scorre fluida nelle nostre vene.
Non temete, lo psiconauta non è più solo, c’è qualcuno che lo accompagnerà nel suo viaggio oltre le nebbie ipnotiche e suadenti, oltre i brucianti deserti, oltre il luogo nel quale si raccolgono le nuvole, per giungere alle chitarre taglienti ed accattivanti di “Devil Whisper” che hanno il sapore del rock più acido degli anni Settanta, di alcuni passaggi dei Devil And The Almighty Blues e di quel dolore viscerale che può essere esorcizzato solamente attraverso la musica blues, trasformandosi così nel nostro miglior amico, nel diavolo che ci perseguita, nella voce che ci sussurra le sue irriverenti preghiere nel bel mezzo della notte, quando malediciamo noi stessi perché non riusciamo ad esser come loro, non riusciamo a credere in ciò che credono loro ed ogni giorno scivola via come se si trattasse delle ultime note, cariche di tensione ed ironia, di “Ozzy’s Game”.
Intanto le due voci si intrecciano, si cercano, si sostengono, si abbracciano incuranti del fatto che questa passione le condurrà verso la morte, mentre i Jackie Treehorn Ave., dopo aver rivisitato in chiave psichedelica la vicenda d’amore e tradimento, d’omicidio e dannazione, narrata dall’uomo in nero per antonomasia, ritornano al blues più elettrico, seducente e penetrante di “Nervous Blues Breakdown” e alle divagazioni meditative e spaziali dello strumentale finale “Lysergic Holiday”.
Ci salveremo o quella dannata corda, stretta al collo, ci spezzerà davvero il respiro? Il blues è la salvezza, ma come cantava John Lee Hocker è un tipo di salvezza da cui non si esce vivi (“Never get out of this blues alive”).
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