venerdì, Novembre 22, 2024
Il Parco Paranoico

Anytime, Wellworn Banana

Mik Brigante Sanseverino Maggio 20, 2020 Dischi Nessun commento su Anytime, Wellworn Banana

Giornate distillate lentamente, mescolate ad immagini livide e vulnerabili, conservate con cura, con dovizia di particolari, nella propria intimità e che si trasformano in un flusso intenso ed urgente di sonorità che hanno tanto il sapore dolce e malinconico del nostro passato, quanto quello urgente, amaro ed emotivamente teso del nostro presente, mentre il Tempo continua a fare il suo corso, incurante dei nostri momenti di panico, delle nostre soste, degli improvvisi ed inevitabili cambiamenti che trasformano l’armonia e l’atmosfera rarefatta di “P.” nel brusio sentimentale e spigoloso di “Song One”. 

Questo cerchio non può essere fermato, noi ne siamo parte e ci muoviamo con esso, lasciandoci continuamente alle spalle fatti, storie, parole e soprattutto persone; tutta una serie di esperienze che ci formano, ci rendono diversi, ci rendono più consapevoli di noi stessi e di ciò che abbiamo attorno, una volta che questo stesso inesorabile ed inarrestabile cerchio ci mostrerà altre storie, altri fatti, altre parole, altre persone. Ed intanto “Grandmother” e questo eterno lasciare e ritrovare, perdere e trovare, cedono il passo agli orizzonti bassi di “Blast Off”, ad un miscuglio di shoegaze ed indie-rock che ripulisce il nostro spirito da tutte le scorie ed i detriti accumulati, permettendoci di tuffarci nei paesaggi vibranti e puliti di “Slow Time”.

La solitudine emotiva diventa un punto di forza, il momento per ritrovare energie dimenticate, attualizzarle e utilizzarle per leggere meglio i tempi moderni, per avere una visione meno frenetica e meno impulsiva di tutto quello che ci è successo, soprattutto in questi ultimi mesi. Certo, la nostalgia può prendere il sopravvento, come avviene in “Rui Costa”, ma può essere anche il grimaldello con cui aprire, finalmente, porte che, per troppo tempo e senza alcun vero e ragionevole bisogno, abbiamo tenuto chiuse, temendo che tutto ciò che ci apparisse diverso, persone comprese, fosse necessariamente un pericolo ed una minaccia. Quindi, nonostante la sua essenza fortemente introspettiva, la parte finale dell’album, con il suadente trittico “I.S.”, “Adele” e “YoLa Song” non va inteso, banalmente, come un semplice rifugio nel quale poter evitare il mondo esterno e tutti i suoi arzigogoli, ma è l’esatto contrario: è la testimonianza reale del bisogno di aprire le proprie porte sbarrate, della necessità di trasformare anche le esperienze più negative, come l’abbandono, in un incipit per costruire nuove storie, per elaborare nuove parole e soprattutto per incontrare nuove persone, cercando di esprimere, in forma sonora, la propria essenza e rompere il silenzio in cui, spesso, vagano le nostre emozioni ed i nostri pensieri, perché, in fondo, ogni tempo, sia esso passato, presente o futuro, è sempre il tempo giusto.

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About The Author

Michele Sanseverino, poeta, scrittore ed ingegnere elettronico. Ha pubblicato la raccolta di favole del tempo andato "Ummagumma" e diverse raccolte di poesie, tra le quali le raccolte virtuali, condivise e liberamente accessibili "Per Dopo la Tempesta" e "Frammenti di Tempesta". Ideatore della webzine di approfondimento musicale "Paranoid Park" (www.paranoidpark.it) e collaboratore della webzine musicale "IndieForBunnies" (www.indieforbunnies.com).

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