C’è un mondo stravagante e giocoso nelle nostre menti; spesso lo trascuriamo, lo zittiamo, lo sottovalutiamo, lo lasciamo morire di noia ed apatia, mentre gli somministriamo tutti i nostri complessi, le nostre paranoie, per non parlare poi di tutto ciò che non ci soddisfa e della estraniante routine quotidiana in cui rischiamo di sprofondare. Questo mondo, invece, sarebbe perfetto per sfuggire alla negatività che pervade le nostre vite moderne e che si riversa, inevitabilmente, su tutto quello che tocchiamo, che pensiamo, che costruiamo e con cui entriamo in contatto.
“Motel Rooms” è l’essenza pulsante di questa dimensione psichica alternativa; una luminosa dimensione che si muove e respira a ritmo di surf-rock, di atmosfere cinematiche ed una buona dose di pop-rock psichedelico. Queste dieci canzoni si materializzano come delle vere e proprie camere, dei luoghi immaginari nei quali possiamo vivere storie diverse, non necessariamente connesse con quella che è la nostra cruda realtà; possiamo gettare via la maschera, essere davvero noi stessi o magari decidere di impersonare un ruolo completamente diverso, ma non per convenienza, per paura o per pura necessità, semplicemente perché ci affascina e ci diverte.
Tutto ciò dona al disco un potente appeal cinematografico, passiamo da un brano all’altro, un po’ come fa Ted, durante la notte di Capodanno, quando passa da una stanza all’altra del vecchio albergo “Mon Signor”; all’inizio siamo distaccati, ma poi ci rendiamo conto, quando la musica inizia ad entrarci dentro, di come questo disco testimoni quanto sia sfuggente e immediato il nostro divenire e quanto sia frequente che la nostra esistenza possa essere stravolta da eventi imprevedibili. Dunque, meglio essere ironici, meglio lasciarsi trasportare dalle sfavillanti e colorate chitarre rock’n’roll e garage-rock dei Mother Island, meglio ripiegare sull’istinto, sulla voglia di ballare, piuttosto che costringersi ad essere troppo convinti e seriosi, tanto, alla fine, la sensuale e malinconica “Lustful Lovers” ci riporterà sulla strada, nel mondo reale, che, per quanto ci affanniamo, non coinciderà mai con la sceneggiatura che ci eravamo immaginati. Ed allora cosa faremo?
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