giovedì, Novembre 7, 2024
Il Parco Paranoico

The Cool Greenhouse, The Cool Greenhouse

Le parole prendono vita da una scintilla, come un incendio, si propagano da una stanza all’altra, da una casa all’altra, da una città all’altra, toccando con sarcasmo, ironia ed un’accattivante e dolente crudezza vari aspetti – politici e sociali – delle nostre esistenze, senza mai dimenticare l’effetto che tutto ciò può avere sulla nostra individualità, sulle nostre capacità relazionali, sulla nostra percezione della realtà circostante. Questo flusso verbale, oltrepassa i normali canoni della forma-canzone, con i suoi cori, bridge, assoli e ritornelli, si innesta sulle minimali e spigolose sonorità post-punk proposte dalla band inglese e da forma e sostanza ad undici brani incredibilmente melodici, nei quali la parola non è solo il veicolo con cui trasportare le proprie idee ed i propri messaggi, ma assume anche una connotazione fortemente armonica ed armonizzante.

È un discorso, un insieme di fatti e concetti, ma è anche un incitamento a lasciarsi andare, a seguire il ritmo, a mettersi a ballare: “The Cool Greenhouse” riesce a toccare sia la sfera più mentale, introversa ed introspettiva, che quella più fisica, estroversa ed estrospettiva. Dovremmo prenderci meno sul serio, probabilmente dovremmo liberarci dalla attuale propensione a vedere ovunque potenziali nemici e assurdi complotti, perché, così facendo, perdiamo di vista le nostre vite e facciamo il gioco di quelli, che in un modo molto meno contorto, non vogliono fare altro che servirsi di noi: pagarci sempre il minimo, sfruttarci sempre il massimo, farci percepire questo sistema politico ed economico come il miglior sistema possibile. È così che ci fanno andare fuori di testa e ci imprigionano in quelle che sono davvero delle città-mercato, dei luoghi progettati per una massa di lavoratori-consumatori a cui poter inculcare i medesimi sogni, i medesimi obiettivi e soprattutto le medesime paure.

Altro che gatti allevati in segreto dal nostro governo, altro che fili di sorveglianza o impiegati nascosti nell’erba alta, la nostra realtà è molto più inquietante e minacciosa ed i nostri governi utilizzano metodi molto più infidi e subdoli. Dove siete stati durante questo recente lockdown? Cosa pensate dei vostri governi, delle loro scelte, del loro modo di amministrare le strutture sanitarie?

Forse vi servono davvero degli occhiali puliti attraverso i quali vedere tutto quello che, normalmente, ignoriamo, reputiamo impossibile o facciamo finta di non conoscere – un po’ per paura, un po’ perché crediamo di poterci guadagnare qualcosa. Se è così, questo è decisamente il disco giusto, non troverete alcun eroe, ma riuscirete via, via a liberarvi di tutto ciò che è finto, inutile, forviante o superfluo; un processo punk di sottrazione progressiva che, alla fine, vi renderà molto più consci e consapevoli di quello che siete ora e che, forse, vi aiuterà davvero ad esprimervi e comportavi per ciò che siete, rendendo giustizia al vostro lato più umano e sentimentale.

Like this Article? Share it!

About The Author

Michele Sanseverino, poeta, scrittore ed ingegnere elettronico. Ha pubblicato la raccolta di favole del tempo andato "Ummagumma" e diverse raccolte di poesie, tra le quali le raccolte virtuali, condivise e liberamente accessibili "Per Dopo la Tempesta" e "Frammenti di Tempesta". Ideatore della webzine di approfondimento musicale "Paranoid Park" (www.paranoidpark.it) e collaboratore della webzine musicale "IndieForBunnies" (www.indieforbunnies.com).

Comments are closed.