lunedì, Dicembre 23, 2024
Il Parco Paranoico

Technicolor, Covet

Mik Brigante Sanseverino Giugno 8, 2020 Dischi Nessun commento su Technicolor, Covet

Suoni ambientali che riempiogno ogni spazio, espandendo le nostre percezioni, lasciandole libere di vagare oltre i ristretti limiti della nostra quotidianità, per poi svincolarle da ogni aspetto puramente materiale e spingerle a focalizzarsi sull’essenza vera del mondo che ci circonda, sulla sua bellezza, ma anche sui pericoli e sulle ombre che costituiscono il suo lato più oscuro, bestiale e selvaggio. Una contropposizione che non è solamente esteriore, ma che si riflette pari pari nell’intimità delle persone, sulle quali la musica, quindi, può avere anche un effetto terapeutico, può aiutarci a comprendere ed analizzare i nostri traumi, può aiutarci a tirare fuori il lato più empatico delle nostre personalità.

Le sonorità math-rock e post-rock dei Covet sono un cerchio sempre più ampio, tendono a risucchiare tutto quello che incontrano sul loro cammino, a destrutturarlo, a liberarlo di tutto ciò che è solo apparenza e superficialità, in modo da riproporcerlo in tutta la sua brillantezza. I brani del loro nuovo disco diventano, quindi, più eterogenei, inglobano atmosfere musicali diverse, dal jazz all’ambient, ed inoltre si servono, per raggiungere il loro scopo, anche delle parole cantate da Yvette Young, sia nella riflessiva “Parachute”, che nella più strutturata “Farewell”, a cui viene affidato il compito di riportare il cerchio alla sua origine centrale, in quel continuo processo di liberazione e focalizzazione, in modo che tutto possa nuovamente iniziare con le suadenti e solari note di “Good Morning”, trasformando quella chè è la fine del nostro viaggio in un nuovo e più consapevole inizio.

“Technicolor” è una tavolozza di colori sonori, che possono essere eterei e meditativi, leggeri e spensierati, per poi divenire sempre più incisivi, complessi e profondi ed andare a scavare, come avviene in “Nero”, nelle nostre sensazioni e nei nostri ricordi più intimi, senza aver timore di toccare con mano la nostra parte più malvagia, istintiva ed irrazionale. Relazionarsi con la nostra parte più “disumana” richiede coraggio, ma ciò è necessario se vogliamo davvero tentare di guarire antiche ferite e spingere ogni persona, nella conclusiva “Farewell”, a vivere la vita per quello che è, affrontandola con il proprio lato migliore e soprattutto senza i patemi di un passato spettrale che rischia di far appassire tutto ciò che tentiamo di seminare per il nostro futuro.

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About The Author

Michele Sanseverino, poeta, scrittore ed ingegnere elettronico. Ha pubblicato la raccolta di favole del tempo andato "Ummagumma" e diverse raccolte di poesie, tra le quali le raccolte virtuali, condivise e liberamente accessibili "Per Dopo la Tempesta" e "Frammenti di Tempesta". Ideatore della webzine di approfondimento musicale "Paranoid Park" (www.paranoidpark.it) e collaboratore della webzine musicale "IndieForBunnies" (www.indieforbunnies.com).

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