“Ghost”, l’ultimo EP dei Soviet Soviet, si amplia con i remix dei tre brani presenti, a nome Algiers, The KVB e Cloud Nothings. Inoltre il brano “Change With The Sun” viene accompagnato da un nuovo video che assume il sapore ed i contorni di un vecchio album fotografico, col quale le chitarre e le sonorità post-punk della band italiana si amalgano alla perfezione, trovando il loro naturale background di inquietudine, ansia e nostalgia.
Ogni immagine potrebbe rappresentare un evento, un’esperienza, una frase, un volto, qualcosa o qualcuno che è destinato a vivere per sempre dentro di noi, a fare irruzione nei nostri sogni più profondi o comparire, puntualmente, nei nostri momenti di riflessione, per ricordarci da dove siamo partiti, quello che abbiamo ottenuto, quello che purtroppo abbiamo perso e quello che vorremmo nuovamente provare, soprattutto in un momento estraniante come quello attuale. Una fase nella quale molte delle nostre stesse certezze e dei nostri riferimenti non sono più tali, ma appaiono sciocchi ed annacquati; una fase nella quale persino la musica appare lontana, con l’annullamento di tanti tour e la chiusura di locali storici; una fase che ci ha consentito, nonostante il distacco forzato, di rivalutare molte delle sensazioni che davamo per scontate; una fase che resterà, per sempre, intrecciata al dolore delle perdite improvvise e delle separazioni brutali, come nel caso di Mirko Bertuccioli dei Camillas a cui è dedicato il nuovo video.
Dopo gli affilati album “Fate” ed “Endless”, con la loro ritmica essenziale, decisa e pulsante, “Ghost” entra nelle nostre vite attraverso una spiraglio di luce nella foschia di una giornata cupa e pungente. Il vuoto diventa consistente, fisico, pesante ed opprimente, mentre ogni nostra azione ed ogni nostro pensiero sembrano essere più lenti, più faticosi, più dolenti. In questi spazi abbandonati a sè stessi gli spettri e le paure possono facilmente incunearsi e prosperare, risucchiando tutte le nostre energie e la nostra voglia di fare, rivestendo ogni nostro sentimento di noia ed apatia. Dunque abbiamo davvero bisogno di qualcosa che ci scuota, che ci faccia vedere com’eravamo prima, che ci spinga ad uscire di casa, ad incontrare altre persone, a non abbandonare quelli che erano i nostri spazi vitali, ad iniziare proprio da quelli che erano fatti di musica, di parole, di socialità, perché una volta che inizieremo ad arretrare pericolosamente, sappiate che nessun governo, nessun politico, nessuna autorità ci inviterà mai a riprenderci e rioccupare lo spazio che abbiamo perduto, anzi faranno di tutto per imporre le loro limitazioni, trasformando l’eccezionalità nella regola.
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