C’era una volta una donna che veniva da un paese remoto, da una terra di profondo dolore, ma anche d’immensa gioia; c’erano una volta Peter Murphy e Robert Smith; c’erano una volta parole che narravano storie di difficoltà, storie impregnate dalla paura di non farcela a tirare avanti, dal timore di perdersi e restare per sempre soli.
Immagini, voci, rumori, sapori, che caricano l’aria di tensione ed elettricità e che trovano il loro sfogo naturale nelle sonorità darkwave e post-punk dei Partinico Rose. Sonorità che raccontano di un epico passato, ma anche di un passato che si trasforma e che rivive nella drammaticità e nella fugacità del nostro estraniante ed iper-tecnologico presente, nel quale, in fondo, nulla sembra avere più importanza, significato o valore. Tutto è opinabile; ogni riferimento è transitorio; ogni verità è fasulla; ogni relazione è finita, mentre, intanto, le nostre piccole esistenze si consumano lungo i binari di giornate tutte uguali, immerse in una omologante mediocrità che svuota sempre più le nostre personalità, le nostre menti e soprattutto i nostri cuori.
Il mondo cade in un eterno crepuscolo di cui la band siciliana costruisce l’ideale colonna sonora: “Slave Of Time” è un inno oscuro alla nostra frenetica ed irrazionale “normalità”; “Misanthropy” da voce alla sofferente e vana ricerca di qualcosa a cui potersi ancora aggrappare per non essere travolto e portato via da questo finto progresso, ma non abbiamo più nulla. Ci hanno portato via tutto ad iniziare proprio dal nostro tempo: non abbiamo più nessun futuro ed il passato non ci appartiene. Resta solamente questo presente scarnificato e moribondo, nel quale echeggiano le innumerevoli solitudini dei nostri pensieri e dei nostri sentimenti; idee ed emozioni dalle quali prendono forma la disarmante e struggente richiesta d’aiuto di “Don’t Leave Me Alone”, lo slancio passionale e altruista di “The End Of Summer”, l’impetuoso e bruciante vigore di “Revenge”. Ma siamo sempre noi, con il nostro vuoto riempito d’amore ed irruenza, con tutte le nostre piccole storie umane di rabbia e tristezza.
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