“Reverie” è una miscela incandescente di riff metallici, atmosfere cosmiche e trame progressive e psichedeliche, che sin dall’iniziale “Sage” mostra come la band americana sia coesa e decisa a creare un suono massiccio ed avvolgente; un suono che non teme quelle che sono le nostre ferite aperte, che non ha paura di avvicinarsi e fissare le fiamme, per guardare esse cos’hanno da dire, mentre intanto le ritmiche martellanti dell’incipit dell’album si trasformano nelle misteriose atmosfere che pervadono “Onward Through The Haze”. Davanti ai nostri occhi si materializza il varco per un altro mondo, una dimensione in cui siamo più liberi e più consapevoli nel percepire quella che è la realtà circostante, lo scorrere del tempo, la lotta eterna tra la luce e l’oscurità.
Le sonorità psichedeliche ed oniriche ci conducono nel cuore vorticoso, affascinante e dolente di “Trace The Omens”, tra pire ardenti, rituali mistici ed il canto di una sirena che riecheggia nelle nostre menti come un misterioso ed antico presagio di vita e di morte, di caduta e di rinascita, di perdita e di trasformazione, che va al di là di quelli che sono i ristretti confini della nostra realtà quotidiana e che guarda agli immensi spazi cosmici nei quali si perdono le melodie astrali di “Manifest”.
“Electric Hive” è una accattivante iniezione di ritmo e dinamismo, un’esortazione a riprendere il controllo del proprio tempo; in fondo non è mai tardi finché abbiamo ancora la volontà ed il desiderio di conoscere, di comprendere e di non smarrirci, come un vecchio satellite, tra le spirali infinite dell’universo, vittime delle nostre stesse illusioni e delle nostre stesse paure. Meglio finire come una cometa, elevando il viaggio a propria missione di vita, senza lasciarci intimorire da ciò che troveremo o non troveremo sul nostro cammino.
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