Chi è mio fratello? Chi è mia sorella? Che ne sarà di loro?
Non ci sono più porte da oltrepassare, non perché siano state chiuse, ma perchè sono state cancellate; le hanno murate, in modo da tenere le persone, soprattutto i più giovani, ai margini della società, perennemente in bilico, senza alcun riferimento, nessun ideale, nessun sogno, se non quello dei soldi e del successo. Hanno tenuto aperto, infatti, solamente il varco artificiale, finto e drogato dei reality show, degli spettacoli televisivi, delle fake news, degli influencer e delle assurde ed omologanti tendenze dettate dalla rete globale. Giusto per far credere alle masse che è possibile farcela, che è possibile emergere.
Intanto questo paese, sotto la patina superficiale delle apparenze, dei riflettori, del marcio moralismo e delle storie Instagram, resta, esattamente, sempre lo stesso: un buco nero nel quale se cerchi di darti da fare seriamente, se rivendichi un lavoro dignitoso, se non sfrutti scorciatoie o sotterfugi, se tenti di raggiungere un obiettivo, se pensi di aver diritto ad un futuro, rischi di sprofondare per sempre e non riemergere più.
Se ormai persino i governi di sinistra perseguono, supinamente, politiche neoliberiste e liberticide, se i media continuano a gonfiare a dismisura il pericolo imminente dello straniero, del diverso, dell’alieno che ci invade per imporci i suoi costumi, le sue usanze, il suo stile di vita e soprattutto per portarci via quello che crediamo stupidamente di possedere – in modo da tenerci buoni e soggiogati, disposti ad ingoiare qualsiasi boccone amaro, qualsiasi sacrificio economico, qualsiasi restrizione delle libertà personali, pur di restare padroni a casa nostra – è ovvio, quasi scontato, che la paura, l’egoismo, il razzismo e la rabbia sociale diventino dilaganti.
Non ci rimane che assistere, impotenti, al funerale della speranza, riempirci di ansiolitici, droghe, alcool e altra merda simile e chiuderci nelle nostre innumerevoli e sterili solitudini, in un mondo individualista, asettico, insensibile e disturbato nel quale la menzogna diventa verità, il male diventa bene, la prepotenza diventa giustizia, l’incapacità diventa efficienza, la solidarietà diventa assistenzialismo, le ragioni diventano colpe, le parole diventano rumore . Eppure basterebbero poche parole per avere ancora un appiglio a cui aggrapparsi:
“Come stai?”
“Cosa cerchi?”
“Di che hai bisogno?”
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