Dente è l’amico stronzo che tutti dovrebbero avere, quello che, con due parole, ti ruba un sorriso e dietro l’evidente ironia nasconde, neanche troppo bene, una profonda e vibrante umanità che l’ultimo album, prima che la pandemia fermasse il mondo, aveva reso più consapevole. Ma è proprio da qui che il cantautore fidentino ha ripreso il discorso interrotto, facendolo nel modo più semplice e naturale possibile, con il suo sorriso beffardo, le sue battute, il suo prendersi per il culo e prendere, contemporaneamente, per il culo gli altri, perché, in fondo, la vita, soprattutto quando qualcosa di invisibile ti ha mostrato quanto sia fragile e precaria, va vissuta con leggerezza e maturità, con passione e spensieratezza, tentando di essere positivi anche nei momenti più drammatici.
Ed è così che le sue canzoni tristi, le loro versioni “tristissime”, le canzoni nuove che in realtà sono vecchie, quelle allo stato embrionale, quelle che rappresentano il suo “best of” finale, si sono pian piano diffuse all’interno del fossato del castello di Corigliano d’Otranto, ne hanno scalato le mura, penetrando nelle minuscole fessure, riportando alla vita il cuore duro della pietra, proprio come il nostro di cuore, indurito da mesi di lockdown, dubbi, paure, morte, ha potuto, finalmente, riprendere a battere e scandire il tempo delle nostre esistenze.
Dente si è presentato in veste acustica, alternandosi tra chitarra e tastiere, accompagnato da Simone Chiarolini, donando alle sue canzoni una veste minimale. L’essenzialità, però, non ha tolto nulla alla capacità espressiva dei testi, anzi essi, soprattutto quelli delle ballate più romantiche e solitarie, sono arrivati agli ascoltatori con tutta la loro poesia e pacatezza, mentre la sottile linea di un sorriso si materializzava sui volti del pubblico presente. Dente ha avuto sempre il pieno controllo della serata, dalla iniziale “Parlando Di Lei A Te” alla conclusiva “Vieni A Vivere Con Me”, ha scherzato e duettato con le persone, ha presentato il suo strampalato manuale del perfetto bis, distruggendo quella tronfia distanza che separa un artista dal suo pubblico – dopo mesi di isolamento è un toccasana – ha invitato, alla fine, le persone ad alzarsi, ad avvicinarsi, a riprendersi ciò a cui hanno dovuto rinunciare, ritornando così ad essere semplicemente loro stesse. Ognuno con una propria direzione da seguire, finché non arriva lei, non arriva lui, ed allora tutto cambia ed assume un altro sapore, un altro profumo, un’altra intensità, così come avviene, in uno dei passaggi più belli del concerto quando Dente esegue la recente “L’Ago Della Bussola”.
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