Dal magma ribollente della psichedelia californiana, Frankie And The Witch Fingers, plasmano questa creatura magnetica e passionale che ha tanto il sapore nostalgico degli anni Sessanta e dei viaggi ipnotici in pieno deserto, quanto quello scalpitante ed urgente delle sonorità stoner, funk e garage attuali. “Activate” spinge subito il piede sull’acceleratore perché così va il nostro mondo, facendo sì che la band possa mostrare tutto il suo vigore ancestrale e la sua energia psico-tribale, mentre la successiva “Reaper” ricrea quelle atmosfere lisergiche, meditative ed accattivanti nelle quali gli ascoltatori amano perdersi, utilizzandole per fare i conti con le proprie ossessioni, per sprofondare nel panico e poi pian, piano risorgere, come redivive fenici prog-rock, dalle ceneri ancora fumanti, profumate e graffianti di “Sweet Freak”.
Quando, finalmente, abbiamo sollevato il velo della grigia tristezza e possiamo ammirare la bellezza del mondo che ci sta attorno, la band fa sì che le ritmiche garage di “Where’s Your Reality” e “Simulator” prendano il sopravvento con i loro riff pressanti che si abbattono sui mostri, sugli incubi, sulle velleità e sulle fobie che, spesso, divorano le nostre esistenze, maciullandole, facendole a brandelli, riducendole ad una poltiglia insipida ed omologante che, alla fine, sputeranno via, una volta che è troppo consumata e non sanno più cosa farsene.
La band americana tenta di capovolgere la situazione a furia di martellamenti incisivi, di sferzate elettriche e di groove allucinogeni. La propria dedizione nel progetto assume i contorni di una eroica resistenza contro la violenza e l’intolleranza che domina i tempi moderni: “Cavehead” e la title track chiudono un disco vivace, la cui eterogeneità musicale è strettamente connessa ed intrecciata con l’eterogeneità propria degli esseri umani, con la loro capacità di superare le differenze e di fare della diversità un impulso creativo, piuttosto che un’assurda ossessione dietro cui si nascondono i mostri che vogliono solamente sfruttarci, consumarci ed infine gettarci via.
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