Niente vale quanto il tempo che sprechiamo, quello che gettiamo via per correre dietro alle inutili apparenze in cui lasciamo sprofondare le nostre giornate. Dovremmo utilizzarlo, invece, per diventare migliori, per coltivare le nostre vere passioni e per stringerci accanto ai nostri affetti, soprattutto in un periodo, come quello che stiamo vivendo oggi, nel quale un nemico invisibile, il più delle volte apparentemente innocuo, si scaglia poi, con micidiale violenza, proprio contro coloro che, tra noi, sono i più deboli, i più stanchi, i più fragili, portandoseli via senza nemmeno il tempo di un ultimo saluto, di un ultimo abbraccio.
Il tempo, appunto, è prezioso ed è soprattutto nostro; apriamo gli occhi, dunque, e non lasciamolo alle eminenze grigie che stanno distruggendo il pianeta. “Surfing Skeleton Undead” e “God Is Nature, God is Dead” vanno dritte al punto, alternando momenti più lenti e riflessivi ad altri più intensi e rumorosi, alternando sonorità più psichedeliche ed oniriche ad altre più oscure e metalliche, alternando parti vocali più melodiche e pulite ad altre più sporche e cattive. La salvezza e la redenzione non sono qualcosa che ci pioverà addosso, la rabbia gratuita è inutile e distruttiva, siamo soli e da soli dobbiamo avere il coraggio di guardarci dentro e trovare la forza per uscire da questo inferno. Nel frattempo la band tedesca alza il volume, le ambientazioni ed i passaggi sludge e doom metal si fanno più burrascosi, il muro del suono si fa sempre più massiccio, “Verlust” esplode in urla potenti e liberatorie, che risvegliano le nostre anime avvelenate, le scuotono poi con tutta la dolcezza nascosta tra le pieghe epiche e strumentali di “Green Table” ed infine le metteono dinanzi a quella che è l’unica strada possibile: la strada della creatività e della fantasia, “Kreative Freiheit”, l’unica strada che può farci sentire felici ed appagati, perchè è l’unica strada sulla quale possiamo essere noi stessi.
Questo è l’unico modo per esorcizzare le ombre ed i fantasmi che ci vorrebbero prigionieri della paura, in uno stato ansioso e paranoico di agitazione e guerriglia permanente, circondati da nemici immaginari ed intrappolati in un eterno e sterile presente che succhia le nostre migliori energie, sfrutta la nostra vitalità e poi, una volta che ormai siamo vuoti, ci butta via. “Warsong” con i suoi riverberi psych-rock e “Reflections” con le sue aperture hard-rock, ci conducono nel momento catartico della scelta finale, in quella notte desctitta da “Intergalaktische Mondzuckerpiraten“, quando tra assoli space-rock e vocalizzi astrali, i nostri pensieri assumono la forma delle stelle che brillano nell’oscurità.
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