giovedì, Novembre 7, 2024
Il Parco Paranoico

The Battle Of Mexico City (Live), Rage Against The Machine

In occasione delle celebrazioni per il 21° anniversario dello storico concerto del 28 Ottobre 1999 a Città del Messico, i Rage Against The Machine hanno pubblicato, sulle varie piattaforme di streaming digitale, il set originario di 15 canzoni, proposte per il “The Battle Of Los Angeles Tour”. Doveroso, dunque, fare un passo indietro e dare il meritato riconoscimento a questa grande band.

1991, Los Angeles è una città simbolo, nella quale convivono due anime e due visioni del mondo e dell’America profondamente diverse tra loro.

Da un lato abbiamo davanti agli occhi la terra inquieta, moribonda e malata dei Jane’s Addiction, una città fatta di ghetti, periferie e baratri d’umanità, nella quale regnano la povertà, la delinquenza e le tensioni razziali; nella quale, spesso, l’unica vera via di fuga è rappresentata dalla droga. Dall’altro lato, invece, ci sono le belle donne, il cinema, le moto, le auto sportive, il sole, le spiagge, Hollywood, le feste ed i divertimenti sfrenati. O sei da un lato o sei dall’altro, le due città hanno i loro ritmi, le proprie vite, sono legate, ma allo stesso tempo estranee l’una all’altra.

Era dall’epoca dei Clash, che una band non metteva la sua musica ed ogni sua energia al servizio dell’impegno sociale e delle proprie idee politiche. Nel 1991 il mondo era ad una svolta: George W. H. Bush, il George senior, ottiene l’autorizzazione, da parte del congresso Americano, per attaccare l’Iraq e dare così inizio a quella spirale di odio, morti, distruzione e follia, da cui poi non siamo più usciti.  Intanto il terribile orso, il nemico di sempre, l’Unione Sovietica, si sta rapidamente disgregando, dopo un fallito colpo di stato ed il sequestro di Gorbacev, le repubbliche sovietiche annunciano, una dopo l’altra, la propria indipendenza e praticamente mettono fine all’U.R.S.S.

Per la prima volta la guerra diviene uno show televisivo globale: prima l’Iraq, con l’operazione “Desert Storm” e poi, l’anno successivo, i serbo-bosniaci iniziano il loro sanguinoso, meschino ed assurdo assedio di Sarajevo.

Ma alcune guerre sono considerate “giuste” ed altre no, è questa l’ipocrisia del capitalismo dal volto buono e dall’anima nera. Zack De La Rocha e Tom Morello non ci stanno, mettono sin da subito le cose in chiaro, la loro posizione non ammette mezze misure; i Rage Against The Machine, figli di quella Los Angeles dei ghetti e delle periferie emarginate, registrano un primo demo ed iniziano a diffonderlo prima nel giro dei propri amici e poi ai loro primi concerti e così nel 1992 esce l’omonimo album d’esordio.

Crossover, ovvero un genere impuro, che si basa sulle sonorità del metal e del funk, che utilizza il rap e lo slang di strada per amplificare le prese di posizione e le denunce di Zack, mentre Tom le esalta con il suo sound distorto, pulsante e ricco di riferimenti zeppelliniani. Il sistema di potere dominante mostra subito la sua insofferenza verso la band, verso le sue idee politiche, il suo lessico crudo e brutale e perciò i R.A.T.M. vengono più volte zittiti, marginalizzati e censurati. La band critica apertamente le strategie economiche e diplomatiche del proprio paese; i Rage osano issare la bandiera a stelle e strisce al contrario, un modo per esprimere il proprio dissenso ed il proprio disgusto verso le politiche del lavoro che gli U.S.A. stanno esportando in tutto il mondo. Politiche basate sullo sfruttamento del più debole, sulla prepotenza del più forte, su un vero e proprio ricatto: o fai come ti dico io o tu morirai di fame.

In un’epoca, quella degli anni Novanta, nella quale gli Stati Uniti non hanno più nemici pericolosi e spauracchi da poter issare per giustificare la propria aggressiva politica colonialista, Bush padre e soci rappresentano davvero, citando l’ex presidente Reagan, il vero impero del male (1996, “Evil Empire”).

La rabbia della band è grande: fottiti, non farò quello che mi dici, non imbraccerò il fucile, non mi nasconderò e non giustificherò le mie azioni di morte dietro l’emblema della nostra nazione; non ucciderò nel tuo nome, solo gli idioti ubbidiscono ciecamente a qualsiasi ordine ricevono dall’alto.

Ma il sistema economico capitalista è proprio così che ci vuole, ci vuole tutti utili idioti; il suo vero ed unico obiettivo è quello di annichilire e lobotomizzare i popoli, tutti i popoli del mondo. Vuole distruggere il pensiero critico delle persone, vuole renderci schiavi del lavoro, vuole incuterci la paura del futuro, il timore che il nostro vicino sia un potenziale criminale, un assassino, un terrorista. E per fare questo il potere ha i suoi subdoli strumenti di controllo e di coercizione: i dipartimenti di polizia, i federali, i giudici, i giornali, le televisioni, internet, le banche, le grandi imprese multinazionali, ognuno fa del suo meglio per tenere la gente sottomessa.

Hanno creato degli zombie-guardoni che perdono le loro giornate davanti alla TV, schiavi delle proprie case, dei climatizzatori e dei cellulari, narcotizzati dalla squadra preferita in prima serata o dal talent show del momento. Le persone appaiono insensibili, assuefatte, si tratta di un vero e proprio stupro mentale di massa. Ma non dovete dar loro retta, non credete a tutte le cazzate che vi raccontano, non avete assolutamente bisogno di tutta la merda che vogliono vendervi; ribellatevi, altrimenti non sarete che degli automi nelle loro mani grondanti sangue.

Il vostro cervello è morto, avete un bel proiettile conficcato in testa, ve ne siete resi conto? Dopo i primi due rabbiosi album, arriveranno il terzo lavoro in studio (1999, “The Battle Of Los Angeles”) e una raccolta di cover (2000, “Renegades”). Ma, nel 2000, quando George W. Bush diviene presidente per la prima volta, Zack De La Rocha annuncerà lo scioglimento della band, è la fine di un decennio di sogni e di lotte ed il mondo si è decisamente incamminato sulla strada dell’intolleranza, dell’odio e della violenza.

I R.A.T.M. hanno combattuto il sistema, ma il sistema ha vinto.

Like this Article? Share it!

About The Author

Michele Sanseverino, poeta, scrittore ed ingegnere elettronico. Ha pubblicato la raccolta di favole del tempo andato "Ummagumma" e diverse raccolte di poesie, tra le quali le raccolte virtuali, condivise e liberamente accessibili "Per Dopo la Tempesta" e "Frammenti di Tempesta". Ideatore della webzine di approfondimento musicale "Paranoid Park" (www.paranoidpark.it) e collaboratore della webzine musicale "IndieForBunnies" (www.indieforbunnies.com).

Comments are closed.