domenica, Dicembre 22, 2024
Il Parco Paranoico

Monument, Molchat Doma

Mik Brigante Sanseverino Novembre 14, 2020 Dischi Nessun commento su Monument, Molchat Doma

C’è una parte d’Europa nella quale è ancora forte ed intenso il sapore del Novecento, un secolo che è mantenuto in vita, tanto nell’architettura dei quartieri di Minsk, quanto nelle scelte politiche ed economiche che influenzano, necessariamente, la vita delle persone comuni. Tutto ciò si traduce, nella musica dei Molchat Doma, in sonorità minimali e decadenti, in sfumature malinconiche e crepuscolari e soprattutto in un’estetica post-punk e no-wave i cui sintetizzatori s’infrangono e s’abbattono sul cemento armato degli edifici, sul silenzio dei monumenti, sui simboli di un grandioso ed epico passato, su un cielo grigio che, a guardarlo bene, è il medesimo cielo grigio che vediamo dalle strade delle nostre città.

Questo stesso cielo grigio ci rende le trame sonore del trio bielorusso profondamente attuali e familiari: le loro ritmiche incisive si innestano, perfettamente, nelle caotiche frenesie delle nostre metropoli, ne respiriamo ogni giorno a pieni polmoni, così come le suadenti e ballabili atmosfere synth-pop dei Molchat Doma penetrano facilmente dentro di noi, catturando ed ipnotizzando i nostri sensi, proiettandoci in un mondo alternativo nel quale la nostra fantasia entra in contatto con la memoria, con la drammaticità, la brutalità e la violenza del nostro comune passato, mostrandoci come, in realtà, quelle che consideravamo solamente ombre e fantasmi remoti, sono ancora in grado di minacciarci e rendere meno sicure e pacifiche le nostre esistenze.

“Monument” da corpo a questi timori, li plasma nel ferro e nell’asfalto, nella pietra, nel vetro e nella calce, li scolpisce nelle nostre case, nelle scuole, nei luoghi di lavoro o di socializzazione, perché solamente conoscendoli, solamente rendendoci conto della loro vera essenza, possiamo superarli. Tra le linee claustrofobiche e i fobici schemi sonori si nasconde, dunque, un minuscolo ed invisibile seme di speranza. Un seme, la cui presenza si avverte in tutti e nove i brani del disco, persino tra le inquietanti scene di “Ne Smeshno“, tra i suoi bassi glaciali e moribondi, che disegnano, nel cielo oscurato dalle nubi del Male, gli ultimi respiri di un mondo che sta finendo, distrutto dalle stesse creature a cui, in “Discoteque”, chiediamo di compiere un significativo e determinante slancio d’amore verso il prossimo.

Chi siamo davvero? Come possiamo aprirci? Come possiamo guarire da noi stessi?

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About The Author

Michele Sanseverino, poeta, scrittore ed ingegnere elettronico. Ha pubblicato la raccolta di favole del tempo andato "Ummagumma" e diverse raccolte di poesie, tra le quali le raccolte virtuali, condivise e liberamente accessibili "Per Dopo la Tempesta" e "Frammenti di Tempesta". Ideatore della webzine di approfondimento musicale "Paranoid Park" (www.paranoidpark.it) e collaboratore della webzine musicale "IndieForBunnies" (www.indieforbunnies.com).

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