Rapportarsi al passato può rilevarsi rischioso: è possibile rimanere intrappolati in schemi e modelli già ampiamente sfruttati e conosciuti, sminuendo quella che è la propria creatività e la propria personalità. Limitarsi a guardare indietro nel tempo, soffermandosi solamente sulle forme e sulle apparenze esteriori, senza tentare di catturare i segreti dell’anima, può trasformaci in delle banali statue di pietra, incapaci di trasmettere emozioni agli ascoltatori e di oltrepassare la frenesia, la fretta ed il disincanto che, spesso, caratterizzano le nostre esistenze.
Per vincere la maledizione di Medusa è necessario, quindi, dare vita ad un vero e proprio dialogo tra il passato ed il presente; le esperienze passate rafforzano le nostre passioni presenti, sottolineano ed evidenziano ciò che non siamo disposti a perdere. Le sfumature melodiche e sognanti di “Anthem For A Child” ci aprono le porte di un’epoca lontana, quella degli anni Settanta, ma non dobbiamo e non possiamo farci ingannare, rimanendo invischiati in quelle che sono le trappole della memoria.
L’inverno, soprattutto se rigido, come quello che stiamo attualmente vivendo da mesi, potrebbe farci apparire troppo dolci i frutti del passato; è nostro compito, dunque, saper distinguere i ricordi falsi da quelli veri, la verità dalle fantasie costruite ad arte, spesso in maniera malevola ed interessata. Le sonorità prog-rock, le ambientazioni folk-rock più acide e psichedeliche, il groove heavy-blues di “Feelin'”, le ombre oscure che si agitano in “Hesperus”, le ritmiche dolenti e malinconiche di “Crazy Little Lover” e persino la rivisitazione di “Child Star”, non sono il semplice risultato di un discorso, ma vogliono essere la spinta emotiva a farci abbandonare le rassicuranti zone di comfort che la società moderna costruisce attorno a quelli che riteniamo essere i nostri effimeri ed artificiali bisogni materiali. Solo così, guardando aldilà di questi finti giardini, potremmo uscire dalle nostre ristrette menti e percepire davvero ciò che abbiamo attorno.
Il passato evocato dai Witchwood, dunque, è uno strumento per poter risvegliare i nostri sensi intorpiditi, per costruire ogni giorno nuovi ricordi, per porsi continuamente nuove domande senza limitarsi ad aspettare che qualcuno ci dica cosa fare o cosa pensare; “Before The Winter” non va vissuto come la remota visione ottimistica di un lontano presente, ma come una chiave per confrontarsi con ciò che siamo stati e leggere, senza veli, maschere e mistificazioni, quello che è, realmente, il nostro presente.
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