Il deserto può farci comprendere quali sono i nostri limiti; serve a spronarci a non restare sempre identici a noi stessi: non possiamo né avvinghiarci al presente, né tornare a vivere nel passato. Il deserto è una crisi interiore, una resa, ma anche l’opportunità di trasformarsi radicalmente, a patto di avere il coraggio di vagare nei labirinti più oscuri della propria anima, laddove si nascondono i demoni che le vibranti sonorità dei Clustersun, intrise di psych-rock, shoegaze e space rock, tentano di esorcizzare.
Le immagini del brano “Desert Daze”, anteprima del disco che uscirà a Marzo del 2021, tra fuzz, distorsioni e riverberi, evocano una dimensione aliena ed estraniante, sia fisicamente, che spiritualmente, nella quale siamo totalmente immersi e che ci ruba le nostre certezze, costringendoci a sprofondare in un opprimente mare di sabbia, misura del nostro sconforto e del nostro enorme vuoto interiore. Sentirsi così indifesi, ritrovare la voce dei propri pensieri, riscoprire l’importanza di tutto ciò che davamo per ovvio e scontato, è come se ci facesse ritornare alla purezza primordiale di un bambino, alla sua fragilità, alla sua semplicità, alla sua debolezza, ma anche all’innocenza che il progresso, la modernità, la frenesia del nostro mondo di apparenze, ci hanno portato via.
Secondo antiche leggende il Sahara, il più grande dei deserti, inizialmente, era una terra fertile e rigogliosa, ma ogni volta che Dio vedeva compiere un crimine o un’ingiustizia lasciava cadere un minuscolo granello di sabbia su quella terra. Oggi la sabbia ha coperto ogni cosa, ma restano ancora delle isolate oasi di speranza che, però, non debbono essere semplicemente i rifugi in cui recuperiamo le energie perdute e piangiamo il bambino che, un tempo, sentivamo dentro di noi, ma debbono spronarci a migliorare, a recuperare quella voglia di fare e quella positività che, oggi, sentiamo, spesso, venir meno. Comprendere dove siamo, comprendere cosa eravamo, comprendere ciò che vogliamo essere, è il primo passo del viaggio, affinché la nostra emotività possa continuare a vivere e non perire, a causa di un conflitto assurdo, di cui non ha alcuna colpa.
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