C’è una linea di basso, profonda e malinconica, resistente e ballabile, cruda e salvifica, che scorre lungo tutto l’album, dai battiti pulsanti e penetranti di “Modern Hart”, da quella voce che cerca un’interazione con le persone sole, umiliate ed abbandonate, fino alla porta, lasciata volutamente socchiusa, in “Escape Artist”. Il disco omonimo di Billy Nomates è un intreccio, per lo più cupo e realista, di sonorità shoegaze e post-punk, le quali, però, nonostante le emozioni in gioco siano legate soprattutto all’angoscia ed all’insicurezza che si respira tutt’intorno a noi, travolgendo persone e governi, famiglie e istituzioni, tentano, attraverso i passaggi più melodici e synth-pop, attraverso l’arguzia ed il calore umano, di dare ai brani anche un alone di speranza e di fiducia verso un futuro migliore.
Forse il primo aiuto deve partire proprio da noi stessi, da quelli che hanno abbastanza forza per sorreggere sè stessi e gli altri, perché, in fondo, ogni angolo di questo mondo è nostro, ogni città è nostra, ogni giardino, ogni bosco, ogni fiume ed ogni persona, per quanto possa apparirci distante o diversa, prova esattamente quello che proviamo noi, si pone le medesime domande, nutre, spesso, la stessa rabbia.
Chitarra e basso si amalgano ai ritmi sintetici ed elettronici, il suono diventa più corposo, acquistando, però, un dinamismo più intenso, arricchendosi di passaggi nevrotici, di sguardi allucinati sul futuro prossimo, di una dannata amarezza quando ci rivolgiamo – anche musicalmente – al recente passato, a quello che avevamo, a quello a cui abbiamo rinunciato per ritrovarci qui, chiusi in queste tane di cemento e bit, che ci stanno trasformando in una sorta di monotoni vampiri virtuali, che Tor tenta di risvegliare e riportare in vita, anche grazie a Jason Williamson degli Sleaford Mods, il cui contributo si sposa alla perfezione con l’atmosfera tesa di “Supermarket Sweep”, con la voglia di liberare tutta quell’energia repressa e di dire, finalmente, “NO”.
No a tutte queste storie di merda che rendono peggiori le nostre vite, intossicandole ed avvelenandole, facendole divenire un flusso spoglio di giorni identici, scanditi solamente da un bieco ed accecante materialismo, in nome del quale siamo pronti a giustificare qualsiasi violenza, qualsiasi ingiustizia, qualsiasi sopruso.
Comments are closed.